Passare da ciò che avrebbe potuto essere, nella maggior parte della probabilità, e ritrovarsi con uno scenario completamente inatteso: inusuale e imprevedibile, come all’andata, che a dire il vero qualcosa sulla magia del calcio, mista follia, ci aveva insegnato. Lezione non appresa: colpa nostra nel rispettare pronostici, come spesso accade, e pensare che il Benevento potesse chiudere la stagione da imbattuto contro una big come il Milan, tra scenari impensabili e imprese compiute nonostante una retrocessione ormai incombente.
Eppure, il 3 dicembre scorso, eravamo stati avvisati. Primo punto nella storia giallorossa in Serie A, conquistato grazie all’ormai già storico gol di un portiere (Brignoli) al 97’, dopo una serie di 14 sconfitte consecutive a complicare in maniera quasi definitiva il cammino di una squadra neopromossa: festa fu, a dispetto di una situazione sostanzialmente compromessa, esattamente come oggi, a Milano, pre e post partita. Perché in fondo realizzare è semplice, almeno in questo senso: l’occasione (quasi) irripetibile di giocare a San Siro, tentando in maniera improbabile di rinviare una retrocessione lontana 90’, e riuscirci, clamorosamente, grazie a chi su quel campo, un anno prima e contro l’Inter, era già riuscito a colpire.
Eccola servita, allora, una delle storie più incredibili del campionato: firmata Benevento, piccola dal cuore grande ai primi tre punti in trasferta ottenuti, e Pietro Iemmello, da Re di Foggia (quarto marcatore di sempre rossonero) a eroe di San Siro, con tre gol (due nella passata stagione) segnati sul terreno della “Scala del Calcio”. Uno che al “Meazza” giocava solo grazie alla PlayStation e alla passione per FIFA, almeno fino a poco tempo fa, e che in De Zerbi ha trovato la chiave per rendere al meglio, indipendentemente dalla categoria: preferito ai gol di un Diabaté sempre più protagonista, sin dal suo arrivo, e a ragion veduta, capace di regalare il 4º punto su 6 a disposizione negli scontri diretti contro il Milan.
E il pensiero, dopo una serata così ed uno 0-1 ottenuto a San Siro, va inevitabilmente al concetto di rimpianto: per ciò che con un po’ di sfortuna non è andato, tra tanti punti persi incredibilmente nei finali di partita, e per la capacità di giocare a testa altissima tanti confronti con chi in classifica è abituato a ben altre posizioni, senza ottenere quello che sarebbe stato un meritato riconoscimento. Giocare a viso aperto tra Olimpico, San Siro ed Allianz Stadium, senza rinunciare mai ad un’idea di calcio che De Zerbi, in un’impari lotta contro il tempo, ha provato a inculcare nei suoi. Lavoro destinato a non esser però perso, dopo una prima parte di stagione drammatica, ripartendo da capo e tentando di tornare dove tutto è iniziato in casa Benevento: dal gol di Puscas al Carpi alla prima, storica promozione in A, vissuta grazie ad un cammino dalle sfaccettature più folli. Che contro il Milan, in uno scenario forse inizialmente inimmaginabile, ha vissuto pagine destinate a rimanere per sempre scolpite in una storia tanto breve quanto intensamente (e pazzamente) vissuta.