Cinquantotto i gol con la maglia del Bayern in 89 partite giocate. Numeri strepitosi per un attaccante che in Baviera, tutt’oggi, è considerato un idolo. Di nome fa Luca, di cognome Toni. Uno che ha vissuto tutta la sua vita battendo i portieri avversari. Dall’Italia alla Germania, non è cambiato mai nulla. Prima del 2016 e dell’avvento di Lewandowski il record di marcature da parte di un giocatore straniero era il suo. Ventiquattro reti in campionato, abbastanza per meritarsi una canzone in suo onore. “Numero Uno” Questo il titolo. Non abbastanza per piacere a Van Gaal, però. L’allenatore olandese arriva nel 2009 e Toni nel gennaio del 2010 decide di fuggire alla Roma. Il motivo? Lo scarso feeling, che porta il bomber italiano a scendere in campo solo in dieci occasioni. Troppo poco per uno come lui. Le due strade, dunque, si separano. Toni si giocherà lo Scudetto in Italia, Van Gaal vincerà Bundesliga e coppa Nazionale, perdendo a Madrid la finale di Champions con l’Inter: “Gli tirai le orecchie – confessa l’allenatore in esclusiva alla Bild – a colazione bighellonava troppo e notavo una grande mancanza di rispetto da parte sua nei miei confronti. Non lo potevo accettare, perché in una squadra il collettivo è più importante del singolo”. Parole dure, che Van Gaal non risparmia nemmeno a Hoeness, presidente del Bayern: “Amo quella squadra ma non tornerò mai finchè ci sarà lui”. Alle origine delle loro incomprensioni un paio di scelte tecniche: “Volevo che Lahm giocasse a sinistra, quando io ero sicuro che sarebbe esploso a destra. In quel ruolo - a destra - ha poi vinto Champions e Mondiale. Chi aveva ragione?”. In questo caso sicuramente lui. Con Toni, chissà.
Data: 28/02/2018 -