Campione d'Italia, campione d'Europa, vincitore della Supercoppa Italiana. Alessandro Bastoni a 23 anni ha già vissuto dei momenti molto importanti nella sua carriera. Il difensore dell'Inter, in un'intervista a Dazn, si è raccontato, dalle origini all'oratorio alla titolarità in nerazzurro.
Bastoni, dagli inizi in oratorio al tetto d'Europa a Wembley
Come nelle più classiche storie sportive italiane, anche quella di Bastoni comincia nel prato di un oratorio, dove il piccolo Alessandro ha iniziato a dare i primi calci: "Ho iniziato a giocare all’oratorio. Sono sempre stato un bambino molto timido, facevo fatica a relazionarmi, lì ci andavo con i miei compagni di scuola, dando i primi calci ad un pallone. Se sono quello che sono adesso lo devo sicuramente anche a quelle persone che circondano questo ambiente”. Proprio grazie ai pomeriggi passato in oratorio Bastoni venne notato dall'Atalanta: "Una mia compagna disse a suo padre, osservatore, che ero bravo, e venne a vedermi. Grazie a lui sono arrivato all'Atalanta, a sette anni".
Da quando è entrato nel settore giovanile della squadra bergamasca, il giovane difensore ne ha fatta di strada, diventando un titolare dell'Inter, oltre che fare parte della Nazionale, avendo il lusso di chiamare San Siro "casa": "San Siro per me è sempre stato un sogno, giocarci è un motivo di grande orgoglio. Spero di farlo ancora per molti anni. Sono solo all’inizio del mio percorso che spero possa ancora regalare a me e ai miei tifosi tante gioie”.
Il rapporto con Conte e Gasperini
Prima di essere allenato da Inzaghi questa stagione, Bastoni ha avuto due allenatori maestri della difesa a tre, Gasperini e Antonio Conte. Il primo ha avuto il merito di averlo lanciato nella mischia da giovanissimo: "Gasperini è stato fondamentale per me. Avevo sedici o diciassette anni e mi ha subito chiamato in prima squadra. Ha avuto il merito di puntare su me fin da subito ed io sono stato bravo a ripagare la sua fiducia".
L'attuale allenatore del Tottenham, invece, lo ha reso grande tra i grandi, rendendolo subito, a venti anni, titolare: "È stato lui che mi ha consacrato. A lui devo veramente il 90% di ciò che sono oggi. Mi ha trasmesso realmente tanto sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista della mentalità. Non è da tutti far giocare in una squadra come l’Inter un ragazzo di venti anni. Gli devo tanto”.
La forza della famiglia e il nome di sua figlia
Siccome quella di Bastoni è una bella storia italiana, immancabile il ruolo da protagonista della famiglia: “Senza una famiglia forte alle spalle si fa fatica a raggiungere certi risultati. Mio padre scherza con me, dicendo tutt’ora di dice che era più forte lui, ma non aveva la testa".
A 23 anni, Bastoni sta mettendo su anche la propria famiglia, essendo da poco padre di Azzurra, al quale ha dato un secondo nome per lui significativo: “Il suo secondo nome è Agnese. Agnese era la mia migliore amica con la quale sono stato insieme a scuola dall’asilo fino alla seconda superiore. Quando mi trovavo in Norvegia con la Nazionale U16, mio padre mi inviò un messaggio avvertendomi della sua morte. Non fu facile, ma per me è come se non fosse mai andata. Prima di entrare in campo faccio sempre un gesto per lei. Prima di andare a letto la penso e le parlo. Queste cose ti fanno capire realmente ciò che conta realmente”.