“Scusate il ritardo”. E' il post-it virtuale affisso nello spogliatoio del Bari, al posto di Jure Balkovec. Classe 1994, radici geografiche a Novo Mesto e calcistiche nel Domzale, in Slovenia, e un viaggio lungo l'Adriatico per raggiungere la Puglia in gennaio. Un lento apprendistato, calcistico e linguistico, con mister Fabio Grosso, fino all'esordio: 13 marzo, 1-1 contro lo Spezia e valutazioni positive per questo mancino di un metro e 85 che a tanti ricorda l'incedere del suo allenatore. “Mi ha detto sempre di avere pazienza e così è stato – spiega Jure a gianlucadimarzio.com – sapevo che avrei avuto la mia chance”. Seguita da altri tre gettoni, contro Cittadella, Avellino e Salernitana: 4 presenze e Bari mai sconfitto. “Ma è un caso – ride – siamo in un buon momento, con una sola sconfitta in 10 partite. E ora dobbiamo anche accelerare”. Verbo ben noto a chi di mestiere deve arare la fascia, un compito richiesto a Balkovec dal Bari dopo un lungo monitoraggio: “Mi seguivano da sei mesi – ammette - e quando si è concretizzata questa possibilità ho subito detto di sì. Cosa mi ha convinto? Il tipo di campionato, la Serie B è molto competitiva e ogni partita è difficile. Qui posso crescere davvero tanto”.
Chi lo conosce bene racconta di un ragazzo sereno, serio e determinato: radici umili, genitori contadini e senso del sacrificio. “La famiglia mi è sempre vicina, mio padre e mio fratello seguono le partite del Bari in streaming. Sono stati qui a vedere Bari-Frosinone, ma non ho giocato, li aspetto per vedermi in campo” scherza con un sorriso sornione ma concentrato al tempo stesso. Come quando si è trattato di dire sì alla proposta del Bari: “Il ds Sogliano e lo staff mi hanno fortemente voluto dall'inizio dell'estate e quando sono arrivato, mi ha accolto come mister Grosso. Chiedendomi di essere paziente e avere voglia di crescere”. Domzale aveva rifiutato per lui un’offerta importante dall’Atalanta, così era portato in Puglia per 100mila euro con contratto fino al 2021. “Cosa non è andato all'epoca? Giocavo col Domzale, loro volevano che giocassi tutte le qualificazioni dell'Europa League con loro e i tempi per il transfer erano lunghi, così l'Atalanta ha fatto altre scelte”. L'Italia, però, era nel destino: difficile che fosse il contrario, quando uno dei tuoi migliori amici nel calcio è Jasmin Kurtic, connazionale da una vita in Italia e oggi alla Spal: “Siamo nati nella stessa città, siamo amici e mi ha dato un sacco di suggerimenti” svela Jure. Che ha bagnato a fine marzo anche la chiamata con la nazionale maggiore slovena per le amichevoli del 23 e 27 marzo contro Austria e Bielorussia: “Non ho esordito, ma che emozione. Ho parlato del calcio italiano anche con Ilicic, da voi si può maturare come in pochi altri angoli del mondo”.
Le referenze che lo hanno accompagnato sono ottime: in Slovenia sfornava assist - 3 in 14 partite nel campionato 2017/2018, 5 è il record in carriera)- e trovava anche il gol: 1 in campionato, 2 nelle qualificazioni di Europa League).Con il Domzale ha anche giocato al Velodrome di Marsiglia, così alcuni fischi rimediati sabato dalla squadra al San Nicola per l'1-1 contro la Salernitana non possono preoccupare: “Io dico che preferisco 17mila persone che fischiano a 2-3 mila che ti guardano, come accadeva al Domzale” la grinta di Balkovec. Che ha chiare le idee sugli insegnanti, con menzione d'onore per mister Grosso (“Essere allenato da lui è un privilegio, è stato uno dei più forti e sa come si vince”) e Franco Brienza (“Che professionista eccezionale: è un idolo, con il quale hai piacere di giocare, entra nella partita e la cambia in un istante”), e sui modelli: Marcelo del Real Madrid “per la fase offensiva” e Marcos Alonso del Chelsea “per la capacità di trattare la palla e abbinare corsa e gamba. Se lo studio? Io sogno di essere solo Balkovec”.
Nel tempo libero il terzino sinistro coltiva la passione per il basket e l’amore per la sua Urska, che lo ha accompagnato nell’avventura in Puglia. “E' molto importante, ama Bari, vuole restare qui per molto tempo” sorride. Nel tempo libero fa gruppo soprattutto con Henderson, Anderson, Kozak e Diakhitè: per i primi tre il legame è anche linguistico (“Parliamo molto in inglese tra noi”), mentre il difensore è “il più allegro del gruppo: fa tanti scherzi, ci tiene sempre di ottimo umore”. L'amore con il mare è nato a prima vista, come quello con la città vecchia: “Il centro storico di Bari mi piace tanto, il mare ti mette di buon umore e ti spinge a dare sempre di più: è il simbolo di una città che guarda lontano, di una tifoseria che non si accontenta. E questo mi piace”. Qualcuno, al suo arrivo, gli ha fatto vedere le immagini di Bari-Latina 2-2. Giugno 2014, semifinali di andata dei playoff e 60mila sugli spalti del San Nicola. “Sabato erano 17mila e mi sono venuti i brividi, non oso immaginare lo stadio pieno. Dobbiamo meritarlo”. A -4 dalla serie A, la parola remuntada – cult in questa settimana di Champions – vien fuori spontanea: “Lo spirito della Roma contro il Barcellona? Sarebbe fantastico averlo in ogni partita, ma per 42 è complicato”. Per il futuro, però, Jure ha piani chiari: “Mi vedo in serie A, con la maglia del Bari”. Tutto qui? No. Prende possesso del pc e ci saluta con una frase in sloveno: “Vsak igralec bo dal 100 procentov , da se uvrstimo v serie A”. Traduzione: “Daremo il 100 per cento fino alla fine, tutti, per andare in serie A”. De Jure. Quella di Balkovec.