Un’attesa lunga 78 anni e un esordio da sogno in Copa Libertadores. Battere i campioni in carica al debutto assoluto, qualcosa che non era riuscito a nessuno sin qui. Sotto la pioggia dell’Estadio Gonzalo Pozo Ripalda di Quito, si è scritta la storia al grido di: “Tuka, Tuka, Tuka”. L’Aucas ha vinto 2-1 in rimonta contro il Flamengo, che lo scorso ottobre era salito sul tetto del Sudamerica.
Dopo il ko nella Recopa contro l’Independiente del Valle, il Fla è caduto ancora con un’ecuadoriana. Stavolta contro la squadra che si è laureata campione da imbattuta a livello locale nel 2022: l’Aucas. Un club che prende il nome dall’omonima tribù indigena e che sullo stemma ha il volto di un indio. Una società fondata nel 1945 dalla Shell, stabilitasi in Ecuador con l'obiettivo di esportare petrolio e i colori giallorossi derivano proprio dalla multinazionale petrolifera.
🟡🔴 ¡@Aucas45 hizo historia!
— CONMEBOL Libertadores (@Libertadores) April 6, 2023
💪🇪🇨 Debutó en la CONMEBOL #Libertadores y derrotó al campeón defensor, Flamengo. Es la primera vez que ocurre en la competenecia. pic.twitter.com/CGzAY7bUx1
Oggi, la squadra è allenata dal venezuelano Cesar Farias e nella propria rosa può contare su figure come il portiere della nazionale ecuadoriana Galindez, l’ex attaccante di Swansea e Birmingham, Jefferson Montero, oltre a giovani interessanti come Stiven Plaza e Rezabala che avevano chiuso al terzo posto il Mondiale U20 nel 2018. Il gol decisivo però lo ha segnato Roberto Ordóñez, per tutti La Tuka. “Il soprannome ha origine dal fisico imponente. Il profe Duffer Alman e Otto Morcillo mi hanno iniziato a chiamare così perché c'era un altro giocatore che aveva la stessa corporatura ed è così che è rimasto con me. Tutti mi conoscono così”, aveva spiegato qualche tempo fa in un’intervista l’attuale centravanti 37enne che prima dell’arrivo dell’allenatore venezuelano si era ritrovato ai margini della rosa, non gli era permesso neanche entrare allo stadio ed era sul punto di chiudere la carriera. Nel giro di 6 mesi è cambiato tutto.
Un fisico imponente dovuto al fatto che da ragazzo, Ordóñez aiutava suo padre a caricare i prodotti sulle barche che andavano alle Galapagos. Lo ha fatto a Isla Trinitaria, il luogo dove è cresciuto circondato dalla povertà. Non aveva i soldi per permettersi il biglietto dell’autobus per andare agli allenamenti e anche per mangiare. Spesso proponeva agli autisti di non fargli pagare il biglietto in cambio della sua maglietta quando sarebbe diventato calciatore.
Prima di approdare in Serie A, La Tuka ha giocato in squadre di seconda divisione come Espol, 9 de Octubre, North America, River de Ecuador, Rocafuerte, Manta, Técnico Universitario e Aucas. Già perché la prima esperienza in giallorosso era stata 10 anni fa. All'età di 29 anni, il classe 1985 ha fatto il suo esordio nella massima divisione con il Mushuc Runa, per poi trasferirsi all’estero ai Cimarrones de México, dove ha trascorso solo mezza stagione nel 2016. Il 2017 è stato l’anno della svolta quando ha firmato per il Delfín. Con il Cetaceo ha ottenuto un secondo posto e la storica qualificazione alla Copa Libertadores, anche se durante quella stagione venne a mancare sua madre e lui sperava di poterle dedicare il titolo. Un appuntamento solo rimandato, visto che nel 2019 ha alzato il trofeo.
🟡🔴 ¡El gol del triunfo! Roberto Ordóñez sentenció una victoria histórica de @Aucas45: 2⃣-1⃣ al campeón #Flamengo en su debut en la CONMEBOL #Libertadores 🇪🇨🏆 #GloriaEterna pic.twitter.com/03EtYBBMQO
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Oltre a quella promessa mantenuta, per sua mamma ha anche aperto un ristorante a Guayaquil per aiutare i suoi fratelli, come lei sognava. E dopo il gol segnato al Fla, Ordóñez ha indicato il cielo per poi inginocchiarsi al fischio finale. “La storia di Davide e Golia è scritta nella Bibbia. Noi, come David, siamo riusciti nell’impresa. Sapevamo che non sarebbe stato facile, ma nemmeno impossibile”, ha dichiarato nel post partita. Stavolta però la storia è stata scritta dall’Aucas.