Orlandi e il ritiro shock: "Ho pianto. Mai problemi in passato"
Close menu
Chiudi
Logo gdm
Logo gdm
logo
Ciao! Disabilita l'adblock per poter navigare correttamente e seguire tutte le novità di Gianluca Di Marzio
logo
Chiudi

Data: 26/02/2019 -

Orlandi e il ritiro shock: "Ho pianto. Mai problemi in passato"

profile picture
profile picture
In seguito alla notizia del ritiro forzato a causa di una patologia cardiaca, Andrea Orlandi si racconta ai nostri microfoni affrontando questo momento delicato (“Non me lo sarei mai aspettato e non oso immaginare cosa sarebbe potuto accadere! Ho pianto”) ma anche le gioie vissute in carriera come l’esordio col Barça (“Che emozione Ronaldinho. E Messi gli portava il caffè”). La nostra intervista
In seguito alla notizia del ritiro forzato a causa di una patologia cardiaca, Andrea Orlandi si racconta ai nostri microfoni affrontando questo momento delicato (“Non me lo sarei mai aspettato e non oso immaginare cosa sarebbe potuto accadere! Ho pianto”) ma anche le gioie vissute in carriera come l’esordio col Barça (“Che emozione Ronaldinho. E Messi gli portava il caffè”). La nostra intervista
i>


Orlandi, il suo futuro: "Sono già arrivate offerte"

Il suo viaggio da calciatore giramondo tra Spagna (Alavés e Barcellona), Inghilterra (Swansea, Brighton e Blackpool), Cipro (Anorthosis e Apoel), Italia (Novara ed Entella) e India (Chennaiyin) si è concluso anzitempo. A Chiavari. Ma non di certo la sua vita: “Nonostante tutto la mia vita non è assolutamente a rischio e guarderò al futuro con serenità anche se purtroppo non potrò più giocare a calcio a livello agonistico. Questo sport è tutto per me e ce la metterò tutta per continuare a far parte di questo mondo in un altro ruolo. Magari come allenatore, chissà. Quel che è certo è che per me star fermo è davvero impossibile e non ci voglio nemmeno pensare”. I tanti messaggi di stima e vicinanza ricevuti oggi saranno la sua forza per guardare avanti: “Solo la società, la mia famiglia e il mio agente erano a conoscenza di questa situazione. Non appena il mio ritiro forzato è stato ufficializzato dall’Entella mi sono arrivati un milione di messaggi di vicinanza. È questo il bello del calcio e mi fa piacere saper di aver lasciato un bel ricordo dove ho giocato e ai compagni con cui ho condiviso gli anni di carriera. Alcune delle mie ex società come Brighton, Swansea, Blackpool e Apoel mi hanno già contattato per farmi avere tutto il loro appoggio”. Qualcuno poi “mi ha già presentato offerte di lavoro– ride -! Non posso scendere nel dettaglio ma posso dire che ad esempio l’Entella mi ha chiesto di entrare in società e ciò rende loro grande onore e dimostra ancora una volta il valore di questo club, soprattutto perché come ho già detto con la maglia biancoceleste non sono mai sceso realmente in campo. Mi prenderò il mio tempo per riflettere attentamente insieme alla mia famiglia ma certamente non mi fermerò. Con la consapevolezza che la salute venga sempre prima di tutto”.

L'esordio al Barça, l'insalata con Eto'o e... Messi cameriere di Ronaldinho

Il calcio per Andrea Orlandi ha rappresentato la sua vita. Troppi momenti di gioia e ricordi indimenticabili per dire basta con questo sport nonostante una batosta del genere. “Quando ripenso ai giorni indimenticabili della mia carriera non posso che ricordare l’esordio col Barcellona nel 2006 contro l’Athletic. Uno dei momenti più belli in assoluto. Ricordo ogni istante di quel giorno. Ero a tavola con Eto’o e stavo mangiando l’insalata – ride -. Ad un certo punto un altro ragazzo salito in prima squadra dalla cantera come me mi viene a dire che Rijkaard aveva appeso il foglio con la formazione titolare e io ero nell’undici. ‘Andrea, guarda che giochi!’. Io, stupito, ho risposto d’istinto: ‘Ma scherzi?’. ‘Sì, sì. Terzino sinistro’. Da quel momento non sono più riuscito a mangiare l’insalata”, afferma con una nuova risata di gusto. “Ero nervosissimo! Eto’o l’ha capito subito e mi ha chiesto se prima di allora avessi mai giocato come terzino. Ed in effetti era la prima volta... Provate ad immaginare! Di quella partita conservo ancora maglietta e pantaloncini, tra l’altro sono un appassionato di queste cose. Quel giorno mi feci dare la maglietta anche da Ludovic Giuly”.

Il pezzo pregiato della collezione personale di Andrea Orlandi è però un altro: “La maglietta di Ronaldinho! Ogni tanto mi guardavo attorno e stentavo a credere di allenarmi con certi campioni. ‘Merito di stare qui?’, mi chiedevo tra me e me. In occasione del primo allenamento con la prima squadra mi trovai nello spogliatoio da solo con Dinho e mi chiese di giocare a ‘due tocchi’, palleggiando senza far cadere la palla. Ovviamente per l’emozione mi tremavano le gambe. Lui invece che fenomeno: impossibile che la facesse cadere”. Pensate che tanta era l’emozione di condividere lo spogliatoio con certi mostri sacri che “dopo ogni allenamento facevo un giro di chiamate per raccontare tutto ciò che stavo vivendo a chiunque perché per me era un sogno. C’era anche Messi che, nonostante fosse di tre anni più giovane di me, era già aggregato alla prima squadra. Era molto timido ma con le idee chiare e con una personalità da vendere. Ronaldinho lo mise fin da subito sotto la sua ala protettiva e… gli faceva preparare il caffè! Me lo ricordo ancora: due cucchiaini di zucchero. Adorava scherzare e quando si rivolgeva a Messi per chiedergli il caffè gli diceva in tono scherzoso: ‘Leo, ma tu quanti Mondiali hai giocato?’. ‘Zero’. ‘Bene, allora portami il caffè’. Quanto ho sperato che prima o poi toccasse anche a me, invece…”.

Orlandi invece era più in orbita del gruppo spagnolo. Sì perché “in quella squadra c’erano vari gruppi in base alle nazionalità, come capita spesso. Io ero aggregato al gruppo degli spagnoli dove giocatori come Xavi, Iniesta e Victor Valdes mi hanno aiutato moltissimo. Da canterani capivano come mi sentissi in quel periodo e avevano sempre una buona parola per me. Sono giorni che non dimenticherò mai”.I dolci ricordi però non sono legati solamente al periodo in blaugrana. Anzi. “La stessa cosa vale per la vittoria della Championship con conseguente promozione in Premier con lo Swansea e per i due anni trascorsi a Brighton: i migliori della mia carriera! Ho ancora un bellissimo rapporto coi tifosi e lì è nata la mia seconda figlia. Tutt’oggi seguo le mie ex squadre e amo vedere le partite di calcio".

Orlandi: tra fornelli, bambole e un grande rimpianto

Anche il calcio italiano gli piace moltissimo, nonostante non abbia mai giocato in Serie A. "Sono ovviamente tifoso del Barça in Spagna ma in Italia tifo Milan”. D’altronde, le origini italiane si fanno sentire. Madrelingua. Nato in Spagna da genitori italiani e a Barcellona ha frequentato la scuola italiana. “Ma un pochino d’accento spagnolo rimane!”, afferma con l’ennesimo sorriso. In cucina le origini si fanno sentire, eccome. “Mi piace molto cucinare e a casa cucino spesso piatti italiani. Io e mia moglie ci alterniamo ai fornelli. Poi, sono un grande appassionato di cinema e leggo molto. Un mio grande rammarico invece è non aver terminato gli studi universitari. Studiavo legge e me ne pento amaramente di non aver concluso ciò che avevo iniziato. Per il resto la mia vita ruota attorno alle mie due bambine e se mi domandate qualcosa riguardo i cartoni animati o le bambole, so tutto! Sono preparatissimo”. Un’ultima battuta per salutarci concludendo così una giornata vissuta non certo come Andrea avrebbe sognato ma che tuttavia non gli ha fatto perdere il sorriso e la voglia di guardare avanti.

CONTINUA A LEGGERE


Newsletter

Collegati alla nostra newsletter per ricevere sempre tutte le ultime novità!