E' cresciuto con il poster di Roberto Carlos affisso al muro della sua stanzetta. Gli raccontava ogni giorno i progressi effettuati in allenamento. I videogiochi in soffitta, un pallone su cui poggiare la testa a sera, ripensando puntualmente al sogno di sfondare nel calcio dei grandi. La speranza di tanti, la qualità di pochi. Nerazzurro fin dall'età preadolescenziale, Federico Dimarco ha compiuto tutta la trafila ad Interello, senza lesinare aiuti al padre nel negozio ortofrutticolo di famiglia in Porta Romana.
Lo hanno visto crescere, lo hanno formato prima di mandarlo altrove ad affinare le sue doti. Un sinistro mica da ridere, tanta corsa e intelligenza tattica da vendere. Un esterno moderno - direbbero gli esperti -, capace di ricoprire entrambe le fasi di gioco senza alcuna difficoltà, con un vizio che mai guasta: quello del gol. Promette bene il ragazzo, elogiato a più riprese sia da Mazzarri che da Mancini, apprezzato dallo staff tecnico dell'Ascoli nell'ultima stagione e atteso a braccia spalancate da quello dell'Empoli, per la definitiva consacrazione nonostante la giovane età.
L'azzurro (accostato al nero) dell'Inter e quello della Nazionale. Un patrimonio per l'intero calcio italiano, che ormai da troppo non sforna talenti da collocare in quella zona di campo. Anche con l'Italia lo score è da campione vero, tra presenze e gol un punto fermo delle selezioni minori. Dall'esordio in Under 15 alla leadership nell'Under 19 di Vanoli, trascinatore agli Europei con ben quattro reti all'attivo, due delle quali messe a segno nella vittoriosa semifinale contro l'Inghilterra (uno su punizione, l'altro su rigore). In attesa di incidere ancora, magari partendo proprio dalla finale contro la vincente di Portogallo-Francia, la classe di Federico Dimarco lascia ben sperare e fa sorridere il calcio italiano, Giampiero Ventura in primis.