Discovering Dudelange: F91, la formula dell'inconsuetudine
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Data: 29/11/2018 -

Discovering Dudelange: F91, la formula dell'inconsuetudine

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La sede del club tra una brasserie e un kebab, i trofei in vetrina, uno stadio da 1700 spettatori e un proprietario eclettico: nel nostro tour in Lussemburgo abbiamo scoperto (quasi) tutto su una squadra di calciatori...semiprofessionisti. Tanti tra loro, dopo aver finito di lavorare, giocano l'Europa League... anche contro il Milan
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La sede del club tra una brasserie e un kebab, i trofei in vetrina, uno stadio da 1700 spettatori e un proprietario eclettico: nel nostro tour in Lussemburgo abbiamo scoperto (quasi) tutto su una squadra di calciatori...semiprofessionisti. Tanti tra loro, dopo aver finito di lavorare, giocano l'Europa League... anche contro il Milan
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F91: LA FORMULA TRA PALLONE, SEMIPROFESSIONISTI E VITA COMUNE IN MANO A UN FIGLIO D'ARTE

Quando ti imbatti in una rosa sostanzialmente sconosciuta, almeno in partenza, l’iter è sempre lo stesso: sguardo ai nomi dei calciatori, sbirciatina alle esperienze pregresse, ricerca del particolare in un mondo che di suo, di banale, ha davvero ben poco. E non è un caso che l’F91 Dudelange faccia del suo gruppo una squadra di semiprofessionisti, anche se con te hai l’Ibrahimovic di turno (Sanel, non Zlatan) che gioca poco ed entra stabilmente a gara in corso, mai uscito calcisticamente dai confini del Lussemburgo: nomen NON omen, stavolta, che ci apre ad un gruppo di ragazzi catapultati(si) in un sogno.

Prendete Jerry Prempeh, difensore franco-ghanese che è riuscito, in qualche modo, ad arginare Gonzalo Higuain: la timidezza nel suo sguardo, nel vedere una conferenza stampa più importante e popolata del solito, sapeva di emozione tangibile. Figuratevi per chi del calcio non riesce a fare unicamente il proprio mestiere, aggiungendo un altro lavoro per tirare avanti: il capitano Tom Schnell (sfortunato protagonista dell'autorete del 4-2 a San Siro), e non solo, attende la fine delle proprie giornate lavorative da dipendente comunale per indossare maglia, pantaloncini e scarpe tacchettate, dando il via a qualche ora di svago per preparare (da quest’anno sì) sfide ad avversari come Milan, Olympiacos e Betis Siviglia. Sempre e solo dopo aver recuperato la figlia a scuola: luogo in cui il difensore viene, ormai da tempo, inondato di domande dai tanti genitori sulla sfida del secolo per il suo Dudelange.





Amano definirsi “squadra strana” per la questione doppio impiego tra calcio e lavoro, almeno per bocca del portiere Bonnefoi: e se Stélvio Cruz, centrocampista angolano e modaiolo convinto, attende ansiosamente la trasferta di San Siro anche per approfittare di un giro in via Monte Napoleone, nella storia di Daniel Sinani e Dave Turpel c’è tutto fuorchè qualcosa di non comune. Trascinatori del Dudelange nella splendida cavalcata verso la fase a gironi dell’Europa League e presenze ormai fisse nella Nazionale reduce dal doppio successo in Nations League contro Moldavia e San Marino, il centrocampista e l’attaccante sono ormai diventati autentico simbolo del gruppo di Toppmöller: per il numero 77 dell'F91, insieme a Stolz, è anche arrivata la soddisfazione del gol in una cornice quantomai particolare come San Siro. Impresa mai riuscita ad una squadra lussemburghese nella storia.

Dritti nel cuore dei tifosi: e se Si-na-ni viene addirittura scandito a ritmo dai tifosi lussemburghesi sulle note di "Ti Amo" di Umberto Tozzi, per Milan Bisevac la situazione è un po’ più “normale”. Lui sì, professionista a tempo pieno, con un passato illustre tra Stella Rossa, PSG, Lione e Lazio e un filo diretto con Leonardo, che lo portò al Paris dal Valenciennes: unico giocatore del Dudelange capace di ritrovare l’ex compagno Biglia e il Milan, sempre ricordato come prima grande squadra affrontata in carriera ai preliminari di Champions 2006/07 con la maglia della Stella Rossa, per respirare nuovamente aria di grande calcio.




La stessa che Dino Toppmöller, chiamato così dal padre Klaus in onore di Zoff, ha già vissuto da piccolo grazie all’impresa sfiorata dall’ormai ex allenatore del Bayer Leverkusen nella finale di Champions a Glasgow nel 2001: come papà allora, seppur in occasione piuttosto differente, anche Dino contro il Milan non ha mostrato di avere la benché minima paura. Rispetto assoluto, due reti segnate e altrettanta fiducia, al di là di ogni risultato, in una formula vincente: F91. Triplo tasto capace di portare il sistema operativo del calcio lussemburghese ad un livello aggiornato e mai raggiunto prima, dentro un mondo tutto particolare: dove una sede del club figura tra una brasserie ed un kebab, dove i calciatori non vivono solo di pallone, dove uno stadio da 1700 sopra una collina posti ospita la squadra campione di Lussemburgo. Dove il Dudelange, riscrivendo una nuova pagina di storia, è giunto ad affrontare chi dell’Europa ha fatto, da tempo, la propria casa.


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