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Ajax-Juventus, amarcord da Champions: da Vialli alle… plusvalenze

Dici Ajax-Juventus e
pensi subito al 22 maggio 1996, quando Gianluca Vialli alzava per la
seconda volta per la storia del club bianconero la Champions League.
Quell’immagine del capitano con la maglia blu e gialla che grida al
cielo ha fatto la storia dopo una partita sofferta ma vinta ai calci
di rigore. Si giocava a Roma, allora, quella finale. Entrò di
diritto nella leggenda, anche perché, da allora, per la Juventus si
è trattato di un inseguimento della terza coppa che ancora manca
nella bacheca.

Storie, incroci,
ricorrenze e statistiche. L’Ajax è quella classica avversaria che
vuoi incontrare ma che poi temi da morire. Non ha nomi altisonanti,
non per la Champions almeno (dove il livello è sempre altissimo), ma
ha sempre sfornato talenti che anche nel nostro campionato hanno
fatto la differenza. I primi che vengono in mente? Seedorf. O
Ibrahimovic, che proprio la Juventus portò in Italia e presentò, di
fatto, al mondo del calcio in tutta la sua magnificenza. Ma poi anche
Davids e Van der Sar (di cui in Italia proprio la Juve non ha un
ricordo così splendido), Van Basten e un certo Cruijff. Kluivert

JUVENTUS-AJAX: STORIE DI ALTRI TEMPI…

Di loro, abbiamo già parlato molto in un altro articolo. Perché di fatto si tratta del
marchio di fabbrica degli olandesi che di Champions ne hanno vinte
quattro (l’ultima, proprio l’anno prima ma contro un’altra
italiana: il Milan) e che hanno affrontato i bianconeri in totale 12
volte: sei vittorie juventine, quattro pareggi, due vittorie
dell’Ajax. L’ultima volta risale al febbraio 2010: oltre nove
anni fa. Era una Juve molto diversa da allora, stava ricostruendo
dalle ceneri di una Calciopoli che aveva dilapidato un patrimonio. E
stava faticando non poco: Zaccheroni in panchina (al posto
dell’esonerato Ferrara, tra i protagonisti di quella Champions
vinta…) e una rosa di alto livello ma che non riusciva a essere
davvero incisiva. C’erano i grandi senatori (Buffon, Del Piero,
Trezeguet, Camoranesi) e i campioni acquistati per fare un salto di
qualità che non avveniva: su tutti Diego, meteora juventina. Erano i
sedicesimi di Europa League: nel doppio confronto ebbe la meglio la
Juve, che passò il turno ma dovette poi arrendersi di fronte a un
sorprendente Fulham. Tutta un’altra storia.

DALLE PLUSVALENZE DELLA JUVE A QUELLE OLANDESI: TEN HAG, L’UOMO DELLA RINASCITA

Adesso è diverso.
La Juve è tra le favorite a vincere la Champions, soprattutto con un
Cristiano Ronaldo come quello visto contro l’Atletico Madrid. Il
portoghese ha segnato sette gol in cinque partite di Champions contro
l’Ajax, che nelle ultime tre sfide in cui ha ospitato i piemontesi
ha sempre perso. Ma i numeri lasciano sempre il tempo che trovano.
Sono le storie, i protagonisti a renderli interessanti. E dicono di
un De Ligt, difensore, che sta facendo impazzire mezza Europa, Juve
inclusa. O di un De Jong promesso al Barcellona, pronto a diventare
grande dopo aver già fatto parlare di sé in patria. A Madrid contro
il Real, poi, fu protagonista soprattutto Tadic, il numero 10: gioca
a sinistra, a destra, in centro. Davanti e più indietro. Ma ovunque
venga schierato sa fare bene: 29 i gol segnati in totale. Di questo
il merito va a ten Hag, che in meno di un anno è riuscito a far
dimenticare la brutta stagione scorsa (fuori da Champions e Europa
League già dall’estate) e a far subito tornare l’Ajax
nell’Olimpo delle squadre più forti d’Europa. Anche come
bilancio: oltre 39 milioni di plusvalenze dal mercato che sono
serviti a rinforzare la squadra, investendo soprattutto su un settore
giovanile che sta diventando gioiello di tutta l’Europa. Un mix di
giovani e di esperti (vi ricordate di Huntelaar? Ha già segnato 15
gol in varie competizioni quest’anno) che funziona.

Chiavi di lettura
per affrontare gli olandesi, da parte della Juventus, ce ne sono
tante. Giocano a viso aperto, sono i più giovani della Champions
ancora in gioco (età media schierata in campo: 24 anni e 202 giorni)
e possono tenere molto alto il ritmo di una partita, per 90’
interi. Un doppio incontro che affascina e che rimanda indietro nel
tempo, a 23 anni fa. Una finale allora, i quarti adesso (si comincerà il 10 aprile, il tabellone): una partita
carica di sentimento per juventini e Lancieri, nel ricordo di un
calcio che è stato grande e che vuole continuare a dimostrarsi tale.