Lazio e Milan nel passato, ma anche nel presente. Dal momento che lunedì si affronteranno e sarà un tuffo nei ricordi. L’Italia è lontana solo fisicamente per Alessandro Nesta, rimasto ancorato col cuore a quella serie A che lo ha fatto grande prima con i colori biancocelesti e poi con quelli rossoneri. Vittorie su vittorie, trionfi su trionfi, sorrisi su sorrisi. Una carriera scintillante da giocatore che adesso Nesta prova a ripercorrere da allenatore, guidando il Miami Fc nella Nasl, seconda lega statunitense che inizierà tra poco più di un mese, quando l’ex difensore della Nazionale compirà 41 anni.
“Sto allenando una buona squadra, tra poco inizierà la stagione e sono impaziente di cominciare” commenta Nesta nel corso di un’intervista esclusiva rilasciata al Corriere dello Sport. “Il calcio americano è in crescita. Ogni anno entrano nuove squadre nella Lega, ci sono investitori interessati, e poi qui a Miami giocano tutti a calcio. Hanno una mentalità simile al Sudamerica. Ho avvertito molto il passaggio dal campo alla panchina, devo dire che è terribile. Quando smetti di giocare è un momentaccio, ci vuole tempo per accettarlo ma è inevitabile, te ne accorgi. Ho ancora l’istinto di tornare in campo e affondare qualche tackle, ma poi ti fermi, perché non ce la fai neppure ad allacciarti le scarpe. Dolori? Se non faccio niente, sto bene. Se gioco una partita per divertimento il giorno dopo è dura. A chi vorrei assomigliare? Magari qualche idea da Zeman, perché la sua fase offensiva era strepitosa. Se penso alla linea dei quattro difensori dico Sacchi perché l’ho avuto in nazionale. Ma poi ho avuto anche Ancelotti, Eriksson, Lippi. Tutti grandissimi allenatori. Ognuno mi ha lasciato qualcosa, l’ideale sarebbe prendere le doti migliori di ciascuno. Nonostante questo, dico che sia meglio non copiare, vorrei essere me stesso, anche perché non potrò essere Eriksson, Ancelotti o Lippi. Guardate Conte, strattona il suo secondo, rispecchia il suo modo di essere. E poi Simeone è Simeone. Come era in campo oggi porta il suo temperamento in panchina, è quella la sua forza mentre la forza di Ancelotti è la sua calma. Non ci si deve snaturare altrimenti diventi la brutta copia di un altro”.
Nonostante la lontananza dall’Italia, Alessandro Nesta è informatissimo su quanto accade in Italia: “Mi manca il posto dove sono nato, il cibo, gli affetti. Mi manca il nostro calcio. Non mi manca quello che invece è successo a Pescara, perdi una partita e ti danno fuoco alla macchina. Non esiste. Qui in America non succederebbe mai. Guardo tutto, l’Italia è casa mia, vivo qui per i miei figli, sto facendo un’esperienza di vita. Totti? Siamo sempre stati amici, anche ai tempi della Lazio, solo che con Francesco non ti potevi vedere, non potevo andarci a cena, per intenderci. Questo per la mentalità della città, forse non solo di Roma, ma per la mentalità italiana. Magari al Nord, in una città come Milano, succede meno perché hanno vinto di più, ma in generale c’è una mentalità diversa. In Italia non si accetta la sconfitta, non si è mai obiettivi, si divide, si cerca solo un colpevole. Qui in America è tutto diverso, in particolare lo sport. Si tratta di un modello non esportabile, perché la cultura del Paese è diversa. Se vai a vedere una partita di basket e dici cinque parolacce, ti prendono e ti portano fuori, è diversa la gente. Noi siamo più caldi nel bene e nel male, abbiamo gli eccessi. Qui sono più freddi, vivono lo sport con moderazione”.
Lunedì ci sarà Lazio-Milan, Nesta sceglie i match più belli: “Su tutti la finale di Coppa Italia in cui ho anche segnato un gol. La Lazio dopo tanti anni vinceva un trofeo, una serata che ricorderò per sempre. E poi quella del 4-4 nell’anno dello scudetto. Una partita stupenda, con giocatori fenomenali. Shevchenko, quando arrivai al Milan, me la ricordava sempre. Segnò, se non sbaglio, tre gol. Con la maglia del Milan, invece, non ho mai giocate partite super. Posso dirlo. La partita con la Lazio la soffrivo un pochino, la sentivo. Quando Cragnotti mi cedette al Milan fu un momento difficile, non volevo andare via all’inizio, me lo dissero con sei-sette mesi d’anticipo, poi arrivai all’ultimo giorno di mercato convinto che non sarebbe successo nulla. Mi ritrovai da Formello a San Siro in poche ore, fu un giorno particolare e non potevo essere felice. Dopo sono stato felicissimo, perché il Milan mi ha dato tantissimo e per tanti anni, ma quel giorno non lo ero. Prima della fine del campionato dovevo andare alla Juve, sembrava fatta, poi era nato un discorso con l’Inter. A metà agosto era finito tutto, gli ultimi giorni di mercato rivenne fuori il Milan, ma l’operazione venne chiusa proprio nelle ultime ore. Diciamo che era quello il mio destino. Nedved un anno prima era andato via, la società era in difficoltà, sennò un giocatore come Nedved non lo vendi”.
Sulla panchina della Lazio c’è adesso Simone Inzaghi, Nesta appare sorpreso dalla sua crescita: “Non mi aspettavo diventasse allenatore, come non pensavo lo diventassero Oddo e altri come Stellone che conosco da anni. Bravi. Complimenti, hanno avuto una crescita nel tempo che li ha portati a far bene. Simone sta andando benissimo, ma non me lo aspettavo. Simeone si vedeva già allora che sarebbe diventato allenatore, pressava, pensava da tecnico, parlava di tattica. Simone no, era un attaccante, “datemi la palla e faccio gol”, questa era la sua mentalità, non si preoccupava di cosa accadeva dietro. Ho seguito e sto seguendo la sua Lazio, per la Champions è dura, perché ci sono squadre più attrezzate davanti, ma sono lì e si è giocato un bel pezzo di campionato, sognare non costa niente, possono provare ad arrivarci e l’Europa League sarebbe lo stesso un bel risultato”.
La sfida tra Lazio e Milan potrebbe essere una delle ultime con Berlusconi presidente: “E’ difficile pensare ad un Milan senza Berlusconi, ha creato non solo una squadra importante, ma uno stile, un grande stile. Il presidente ha dato questa impronta, è stato diverso dagli altri club. Dura vederlo con un’altra proprietà, è difficile che possano ripetere certi successi, ma poi lo stile Milan non è una cosa astratta. Sai come ti devi comportare, non puoi fare quello che vuoi. Devi giocare e comportarti bene, loro pensano a tutto. Almeno, sino a quando c’ero io, andava così. Credo sia necessario avere un gruppo forte italiano, anche la Juve lo ha creato e ha costruito i suoi successi sul blocco della difesa, poi metti dentro gli stranieri che fanno la differenza. Il Milan ci sta provando, anche se penso stiano seguendo questa politica per motivi di budget, il giovane costa meno rispetto al campione formato. Montella? Mi piace molto, mi piace perché ha un’idea di calcio interessante, allena una squadra offensiva, è molto bravo. In questo momento il Milan forse è in difficoltà, anche se ha vinto a Bologna. Come momento generale di forma forse sta meglio la Lazio, sono due grandi squadre, giocheranno un calcio aperto, gli episodi come al solito diventeranno decisivi”.
Infine, riguardo la possibilità in futuro di allenare Milan o Lazio, Nesta non si sbilancia: "Non ci penso, potrei dire tutte e due. Se fai l’allenatore e se capita l’occasione non puoi fare distinzioni. Ma ora è presto e sto bene qui negli Stati Uniti. Vedrò la partita in tv, c’è un canale che trasmette il campionato italiano, è una partita di cartello. Pronostico? Diciamo pareggio”.