I gol che non arrivano, il gioco che manca, i problemi di Icardi, il gossip. Le chiacchiere, i campioni veri, non le sentono. Perché il talento puro conosce solo un linguaggio: quello del campo. E lì, Mauro, è “solo” Icardi, il numero 9 dell’Inter, il Capitano, l’attaccante da 99 gol. Fino ad oggi almeno, al fischio d’inizio contro la Sampdoria. Due gol all’andata, quattro al ritorno, confermandosi il peggior nemico di chi l’ha cresciuto: il primo poker nel 2013 contro il Pescara; il primo gol in assoluto in A, in un derby contro il Genoa, li ha realizzati in maglia blucerchiata. Se gli avessero detto che cinque anni dopo ne avrebbe siglati 3, in un altro derby, contro il Milan, avrebbe faticato a crederci, alla “tenera" età di 19 anni. Invece in sei stagioni, il Cañito di Rosario, di reti, ne ha segnate 103.
Numeri che parlano da soli e si aggiungono a quelli di chi ha fatto la storia recente della Serie A, a suon di poker: Immobile, Gilardino, Mertens, Milito, Vieri, Savicevic, Van Basten, Baggio, Rivera, solo per citarne alcuni. Icardi ha una media di 1 gol ogni 96 minuti, nonostante gli infortuni di questa stagione. E’ sesto nella classifica dei "100 gol più giovani" dietro a Meazza, Piola, Boniperti, Borel, Altafini.
Un attaccante tra i grandi, che ha le idee chiare su come si sta in campo e sull'obiettivo della sua squadra. Ha parlato così ai microfoni di Sky, dopo il match: “Speravo di arrivare a 100 e invece li ho sorpassati. Sono contento per la prestazione di tutti e della partita che abbiamo fatto. Oggi era molto importante fare punti perché già contro il Napoli avevamo fatto una prestazione di sacrificio. Andiamo alla sosta più tranquilli, non so se è meglio o no, però siamo professionisti e dobbiamo fare bene. Dovevamo dare di più tutti, nel periodo in cui ci siamo penalizzati da soli. Spero che questa partita sia una ripartenza perché abbiamo un obiettivo e dobbiamo arrivare lì”.
Idee e obiettivi chiari, di un attaccante che non si lascia scalfire dalle critiche e dalle chiacchiere, consapevole dei propri mezzi e che è tornato al gol, dopo tre mesi, da campione vero. Scrivendo, con la punta e col tacco, un po’ di storia.