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Il record di gol con la Lazio, il poker al Marsiglia e la maglia incorniciata: Inzaghi ritrova l’Europa per la prima volta in panchina

Il Palmares è di quelli importanti: 1 Scudetto, 3 Coppe Italia, 1 Supercoppa Italiana ed una Europea. Nel suo salone però non c’è nessuna medaglia esposta, nemmeno il diploma di Coverciano. In cornice e in bella vista ha solo una maglia “quella con cui feci 4 gol al Marsiglia, nel 2000. È quella la mia laurea”. Serata storica: primo ed unico italiano ad avere siglato un poker in Champions League: “Non me lo sarei mai aspettato, e pensare che avrei potuto farne qualcuno in più”. Se solo quel rigore fosse entrato… Ci ripensa spesso Simone Inzaghi, a quella serata del 14 marzo del 2000 che lo consegnò alla storia. Notte magica, notte europea. E il feeling tra l’Europa e Simone è sempre stato speciale. Roba da numeri uno. Basta dare una sbirciata alla statistiche, alla voce “miglior marcatore della Lazio nella storia delle competizioni UEFA” c’è il suo nome in grassetto, più in alto di tutti. D’altronde ha studiato da suo fratello Pippo, uno che di gol intercontinentali se ne intende da sempre. Ne è passato di tempo da quando i fratelli Inzaghi giocavano scalzi nel cortile di nonno Gino con una palla fatta di calze arrotolate. Ora Simone è cresciuto e giovedì ritroverà la sua amata Europa, che vivrà da una prospettiva tutta nuova.

Esordio dal sapore speciale. Vecchi ricordi che riaffiorano alla mente, inevitabile. Eppure secondo chi lo conosce bene la vigilia della gara con il Vitesse non sarà poi tanto differente da quella che ha sempre vissuto prima di una qualsiasi partita di campionato. Inzaghi è così: meticoloso, preciso, attento. “Studiava ogni minimo particolare di qualsiasi avversario, anche se la partita contava poco”, ricorda per Gianlucadimarzio.com Marco Ballotta, che ha diviso per anni lo spogliatoio con Inzaghi. “Probabilmente mercoledì notte dormirà poco come ha sempre fatto prima di ogni gara, ma è abituato a palcoscenici del genere, non sarà una novità per lui”. In Europa Inzaghi si è sempre esaltato. Questione di stimoli, di voglia di mettersi in luce. Come nella magica notte del 14 marzo del 2000: 4 gol e storia riscritta. Niente festeggiamenti esagerati però: “Ha giusto offerto da bere alla squadra, ma quello era il minimo”. Racconta Ballotta: “Quella sera ne avrebbe potuti fare molti di più e forse era anche un po’ dispiaciuto per questo”. Il sorriso però non glielo ha mai tolto nessuno: “Era sempre pronto alla battuta. A volte ne sparava talmente tante che quasi si faceva fatica a credergli”.

Ora però Inzaghi fa maledettamente sul serio. Niente scherzi: la sua Lazio vola alta, diverte, esalta. Vince. Lo ha fatto con la Juventus in Supercoppa Italiana, si è ripetuta domenica scorsa con il Milan. La Lazio sta diventando l’ammazzagrandi, anzi, sta diventando grande. Merito anche di Simone, un tempo “Simoncino” ora cresciuto insieme alla sua squadra: “Io credo che tutti abbiamo un destino. Nel mio c’era la Lazio”. Ripete spesso, quasi un leitmotiv per ricordare a se stesso che non può adagiarsi sui risultati ottenuti, che deve dare sempre di più. E l’opportunità ce l’avrà già giovedì, quando farà il suo esordio in Europa, quella che da sempre lo esalta e lo accende. L’Europa dei record con la maglia biancoceleste e quella dei 4 gol all’OM. L’Europa che domani vivrà con un pizzico di emozione. Perché quella maglia incorniciata in salone da sempre per lui vale più di ogni altra cosa.