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Scurto, dalla Roma al ritiro a 27 anni: “Oggi sogno da allenatore”

Quindici anni fa, con un rigore decisivo, portava la Roma in semifinale di Coppa Italia. Oggi, a soli 36 anni, già da 7 ha deciso di diventare allenatore. Colpa di un maledetto ginocchio che non l’ha mai lasciato in pace: “Mi sono ritirato a 27 anni, ma forse avrei dovuto farlo prima”.

Giuseppe Scurto a non mollare ci ha sempre provato. Fin dal 2002, quando arriva nella capitale con un grave infortunio alle spalle: “Mi ero rotto il crociato per la prima volta a 16 anni, nelle giovanili della Sampdoria. Poi, appena maggiorenne, sono andato alla Roma. Ho iniziato in Primavera, ma già mi allenavo in prima squadra. E nella seconda stagione mi sono lesionato di nuovo lo stesso crociato” ha raccontato l’ex difensore a GianlucaDiMarzio.com. “Pensavo di non farcela, e invece…”.

GLI ESORDI CON LA ROMA E LA LAUREA SFIORATA

E invece, nonostante le condizioni fisiche, Giuseppe di soddisfazioni se ne leva tante: “Nel 2004 venivo da 6 mesi di stop, ma una volta rientrato sono andato in ritiro con la prima squadra per volontà di Prandelli”. Una stagione complicata per la Roma, quella dei 4 allenatori in un anno, ma che per Scurto si rivela un sogno. Prima l’esordio in Champions a Leverkusen, poi quello in Serie A a San Siro contro il Milan. Senza contare quel rigore contro la Fiorentina in Coppa Italia, che regala la semifinale alla Roma di Totti, De Rossi, Montella e Cassano.

“Un’emozione enorme. Un ragazzo di quell’età che si rompe due volte il crociato di solito pensa a smettere. Io invece giocavo ancora a quei livelli. Per me è stata un’annata fantastica”. Conclusa con la vittoria del campionato Primavera, sotto la guida di Alberto De Rossi, e con il rimpianto di quella laurea in Scienze Politiche mai portata a termine: “Mi mancavano 10 esami, ma non ce l'ho fatta soprattutto per i problemi fisici. Facevo 8-10 ore di riabilitazione al giorno. Se non sei infortunato è più facile studiare”.

LA PARENTESI AL CHIEVO E LA SERIE B

Ecco quindi il trasferimento in comproprietà al Chievo, nel luglio 2005, alla ricerca della continuità: “Il primo anno andò molto bene. Ero uno dei pochi ’84 a essere titolare nel mio ruolo in Serie A, e in estate feci anche gli Europei U21 sotto età”. Una stagione pronta a farlo decollare. Ma dalla seconda tornano i problemi al ginocchio, stavolta alla cartilagine: “Mi operai altre volte e andai avanti 4-5 stagioni, ma solo grazie ad infiltrazioni e antidolorifici. Ho fatto tanti sacrifici, per le mie condizioni avrei dovuto smettere a 22 o 23 anni”.

È la passione per il calcio a fargli stringere i denti, portandolo a giocare con continuità anche in Serie B. Inizialmente a Treviso, insieme a un giovane Bonucci: “Era la sua prima stagione, veniva dalla Primavera dell’Inter. Si vedeva che aveva grandi qualità in prospettiva, ma per uno di quell’età non era facile imporsi subito”. E quell’amicizia speciale con Chiellini: “Abbiamo vissuto tante emozioni, facendo tutte le nazionali dall’U15 all’U21 insieme e vincendo l’Europeo U19. Per una stagione è anche venuto alla Roma, giocando il torneo di Viareggio”.

L’avventura nel calcio giocato, però, per Scurto finirà presto. Il tempo di giocare con la Triestina tra il 2009 e il 2011 e di arrivare, dopo un anno da svincolato, alla Juve Stabia nel 2012: “Provai a fare un ultimo intervento e mi fermai un anno e mezzo. Una volta rientrato, i problemi continuavano. Allora chiesi al presidente della Juve Stabia se potessi essere utile in un altro modo. Da lì iniziai a collaborare col settore giovanile”.

LA VITA DA ALLENATORE

Parte così la nuova vita da allenatore. A chiamarlo, nel 2013, è il Palermo. Quattro anni di Allievi in cui arriva sempre alle final eight, poi la vittoria di Supercoppa e campionato in Primavera 2. Infine, la Primavera 1: “Lì ci siamo salvati, ed è stata un’impresa. Sono retrocesse squadre blasonate come Milan, Udinese e Genoa. Nonostante le difficoltà del Palermo, abbiamo fatto grandi cose”.

Traguardi che a Giuseppe, nel 2019, valgono il trofeo Maestrelli come miglior allenatore italiano del settore giovanile. Per poi essere chiamato in Sicilia: “Dopo il fallimento del Palermo, quest’anno ho avuto l’opportunità di allenare la Primavera del Trapani. Finora è stata una stagione ricca di soddisfazioni, oggi siamo secondi. Vedremo quando e se riprenderà il campionato, per il Coronavirus abbiamo sospeso gli allenamenti da una settimana”.

Uno sguardo al futuro, con una ventata di positività e con grande voglia: “Dipenderà tutto dalle opportunità che possono capitare. Io ho grande ambizione, e dalla mia parte ho l’ottimo lavoro svolto in queste 7 stagioni da allenatore. Spero che venga fuori qualcosa di importante”. Soffrire per crescere e imparare. L’avventura in panchina, per Scurto, è appena cominciata.

Stefano Renzi

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