Il sistema Soleri di Padova, Edoardo si racconta: “Dal Sudamerica al gol al Vicenza”
La nostra intervista esclusiva al giovane attaccante del Padova Edoardo Soleri.
Se ‘googlate’ Soleri troverete tre suggerimenti: ‘Romanzo Criminale’, ‘Roma Primavera’ e ‘Padova’. Noi digitiamo la terza scelta anche se dalla prima non si scampa: è un circolo vizioso. “Mi chiamano tutti ‘Il Freddo’, ma non solo a Roma anche a Padova! ‘Freddo, Freddo, Freddo’. Non pensavo”. Freddissimo anche sotto porta, Edoardo Soleri, che ha segnato il gol decisivo nel derby con il Vicenza e non ha esultato. Ossia? Bisogna ricostruire la scena per capire bene. “Prima di battere la punizione Ronaldo mi dice ‘vai forte sul primo’ e io sono andato deciso verso il primo palo. Si ma poi… ha esultato lui! E tutta la squadra ha seguito lui”. Sorride, Edo, che poi precisa: “Dalle immagini si nota chiaramente il mio tocco ma ti dico, per quanto mi riguarda poteva segnare anche il nostro portiere, bastava vincere!”. Per la classifica, per il gruppo e per i tifosi. “Ci hanno seguito in tantissimi e dal campo si sentivano da matti. Adesso pensiamo alla prossima sfida, pensiamo a lavorare”. Il messaggio post gara a cui tiene di più è della mamma, per ovvi motivi: “Mi segue sempre. Non è potuta venire a Vicenza ma non mi ha mai fatto mancare il suo appoggio. Poi sai, quando segni ti scrivono in cento, quando le cose vanno meno bene sempre i soliti tre”.
SISTEMA SOLERI
L’accento di Edoardo è distintamente romano ma, a soli 22 anni, ha già vissuto in tantissimi angoli del mondo: Brasile, Argentina, Spagna, Olanda, Portogallo. Un po’ per necessità, un po’ per il calcio. “Magari tra cinque anni mi ritrovo in Cina”, dice scherzando. Dei tre fratelli Soleri lui è l’unico ‘italiano’. “Mio fratello è nato a Buenos Aires, mia sorella a San Paolo”. Ma facciamo ordine, un paese per volta. “La mia infanzia l’ho trascorsa interamente in Sudamerica, per questioni familiari di lavoro”. Scuole, amichetti e primi calci. “In Argentina ci sono rimasto per quattro anni, precisamente da quando avevo sei mesi di età. Ricordo quanto la gente amasse il pallone. Noi abitavamo nel quartiere ‘Palermo’ e mio papà andava spesso a vedersi il Boca allo stadio. Non è un caso che mio fratello, oggi, tifi Boca e sta programmando un viaggio per seguire live una partita di De Rossi”. Dall’Argentina al Brasile. “Prima di stabilizzarci a San Paolo abbiamo vissuto per un po’ di tempo a Rio, davanti alla spiaggia, dove andavo spesso a fare un po’ di passaggi con papà. Lì è un altro mondo, si gioca sempre, a tutte le ore del giorno, basta che ci sia un palla”. A dieci anni il ritorno in Italia. Poi Spagna, in prestito all’Almeria, Olanda, all’Almere City, e Portogallo, al Braga. Sempre con un sottile filo giallorosso di mezzo che univa i vari tasselli. Anche se da Roma e dalla Roma è partito tutto: ah, è arrivato nel club che faceva il centrocampista centrale e poi, grazie a Muzzi, è diventato attaccante. “E Padova che posto ti ricorda? Padova: l’Italia! Quella che mi era mancata da un bel po’ di tempo. Adoro Piazza dei Signori, Piazza delle Erbe, Prato della Valle e il mercato. Abito a due passi dal centro". Quest’anno Edo voleva assolutamente tornare a giocare nel suo paese. "Mi mancava tremendamente”. Nello specifico: “La famiglia, il cibo e l’affetto delle persone, che può essere anche un semplice ‘buongiorno’. In Olanda, per dire, ho conosciuto una realtà molto fredda e lontana. Adesso però, dopo tutto, mi sento un’altra persona, più sveglio, più maturo". Anche in campo, dove oggi gioca e rende da ‘grande’.
CHAMPIONS, DE ROSSI E TOTTI
A 17 anni Edo ha esordito in Champions League con Rudi Garcia in panchina. “Sono entrato sul finale per Florenzi!”. E? “Nonostante la sconfitta, a fine partita De Rossi mi si è avvicinato per farmi i complimenti. E’ un momento che ricordo con grande piacere. Daniele è un faro per i più giovani e chiunque parli di lui lo fa bene, in modo positivo. C’è un motivo". Da De Rossi a Totti: i due idoli dell’infanzia e di sempre. “Mi sono fatto una foto insieme a lui in ritiro e qualche volta ci siamo anche allenati insieme. Se ho la sua maglia? Certo! Me la sono comprata però perché io non scambio magliette, sono timido e riservato. Ne ho una anche di Messi a cui tengo molto”. Il modello attuale è Dzeko. “L’attaccante più completo che ci sia”. Avanti con altri sport, prego. “Seguo l’NBA e mi piace il tennis. Sono molto contento che Berrettini stia andando bene. Se posso gioco a padel”. Ha tatuaggi ma non ne svela l’identità, adora i cani e ne ha preso uno da poco: si chiama ‘Gordo’. Edoardo Soleri racconta: “Ne ho uno a Roma, bellissimo, che non mi hanno lasciato portare a Padova. Così abbiamo salvato un cucciolo di tre mesi che è stato trovato per strada qui da queste parti. Non aveva una casa, l’ho preso io. Mia zia collabora con qualche canile”. Cuore tutt’altro che freddo. Edoardo non ‘googla’, segna, e decide un derby col Vicenza.