Stam, la Lazio e Lotito. Delgado story: “Ero il pupillo di Mancini, ora segno con l’Albalonga”
Spagnolo di nascita: “Canarino, prego”. Ma dell’accento non c’è traccia: “Scomparso”. E la cadenza sfora pure sul romano: “Vivo in Italia da 22 anni”. Tanto tempo ormai. Felicemente sposato: “Sì, con Alessandra! Scrivi anche di lei eh, altrimenti si offende. Dice che non ne parlo mai”. Scherza, poi va subito al punto: “Sto benissimo, poi siamo primi a 24 punti…”. Soggetto: Roberto Delgado, l’ex attaccante di Tenerife che oggi segna con l’Albalonga: “Stiamo volando, abbiamo una grande squadra costruita per far bene”. Obiettivo? “Promozione! A 30 anni voglio togliermi un’altra bella soddisfazione. Il presidente Camerini è ambizioso, la società è seria. C’è un bel gruppo, speriamo…”. 5 gol in 10 partite fin qui, Delgado is on fire nella “sua” Serie D: “Ho sempre segnato in questa categoria. Palestrina, Trastevere, San Cesareo. E lo faccio ancora”.
Ride, riavvolge il nastro in esclusiva su GianlucaDiMarzio.com. Delgado, chi lo ricorda? Forse i più attenti. Qualche indizio: ex Lazio, 5 presenze in Serie A, un passato nel Cluj di De Zerbi… giocatore: “E che piedino, fortissimo”. Nel mezzo, poi, anche una Coppa Italia vinta e rivendicata con orgoglio, quella del 2004: “Ho giocato quasi tutte le partite, a casa conservo ancora la medaglia. Me la tengo stretta stretta!”. Merito di Mancini: “Ero il suo pupillo, mi ha fatto esordire in A a 17 anni”. Sia lodata una partitella: “Giocavo in Primavera, segnai due gol alla prima squadra e mi disse che sarei salito con loro, secondo lui ero pronto per la Serie A. Totalizzai 5 presenze (stagione 2003/04 ndr), poi l’anno successivo se ne andò all’Inter e non riuscii a seguirlo. Peccato”. Arrivò sor Claudio: “Avevo firmato un contratto di 5 anni con Cragnotti, me ne mancavano ancora 2. Ero quello che guadagnava meno, Lotito mi disse che avrei dovuto ridurmi ulteriormente l’ingaggio. Io rifiutai e il rapporto si incrinò, venni messo fuori rosa. Avevo anche delle offerte, ma la Lazio le respinse”. Addio inevitabile: “Andai a Potenza, poi tre anni e mezzo all’estero tra Cluj e Vaslui. Esperienze stupende, le rifarei. Ho giocato in Europa League, ho vinto la Coppa di Romania, poi è nato il mio secondo figlio e ho capito che era meglio tornare a casa”. Prima la famiglia: “Una priorità”.
Ora Delgado segna e sogna con l’Albalonga. Oltre alla promozione, un altro target: “Ora ho due bambini, Lorenzo e Leonardo (3 e 5 anni). Mi piacerebbe che almeno uno dei due seguisse le mie orme e diventasse calciatore! Altrimenti sono guai”. Tipo sincero, spontaneo. Con polaroid dal passato sempre nitide: “Il ricordo più bello resta l’esordio in Serie A contro il Siena. Incredibile, emozionante, unico. Poi l’Olimpico, giocai contro l’Inter davanti ad 80mila persone e feci un assist a Zauri. Magnifico…”. Compagni di squadra d’altri tempi: “C’erano Giannichedda, Claudio Lopez, Fiore, Couto. Poi Simone Inzaghi oggi allenatore, mi dava molti consigli. Anche Corradi, un professionista serio. Infine Cesar, quant’era forte! Idem Mihajlovic”. Domanda, ma Stam? “Mamma mia, con lui non la prendevi mai. Dico mai eh, un muro. Mi ha impressionato”. Proprio come rimase quel dirigente che lo vide a Tenerife: “Il ragazzino? Lo voglio a Roma, subito”. Detto, fatto.
Delgado ricorda e si emoziona: “Avevo 8 anni, la Lazio giocava in Coppa Uefa contro il Tenerife, io avevo un torneo con la mia squadra. Un dirigente mi vide, disse che ero bravo e mi portò in Italia. Dopo 15 giorni di prova entrai alla Lazio”. Giovanili, Primavera, Serie A, tutto quel che ne consegue: “Momenti fantastici, davvero. Mi hanno fatto crescere sia dal lato umano che calcistico. Era un bel gruppo. Poi ero appena arrivato, mi facevano un sacco di scherzi. Sai, ero il più piccolo! Alcuni di loro li sento ancora, d’estate facciamo qualche partita a calciotto. Con Angeletti (ex Lazio Primavera, terzino classe ’86 ndr) giochiamo insieme all’Albalonga”. E Mancini? “Anni fa ci siamo incrociati, si ricordava ancora di me”. Delgado da San Miguel de Abona, lo spagnolo ormai italiano che parla in dialetto. Con due sogni: promozione in Lega Pro con l’Albalonga e un figlio calciatore. Prima l’ultimo però, ovvio. Questione di priorità.