Bologna, chi è Emanuele Troise, l’allenatore del trionfo al Viareggio
Un passato nel Napoli, la squadra della sua città. Tanti i maestri avuti, da Zeman a Mazzone. Ha aperto anche una scuola calcio, dove educa bambini e genitori: alla scoperta di Emanuele Troise, l’allenatore del Bologna Primavera campione al Viareggio
Tutti urlano, lui no. Qualche battuta sì, ma nulla di più. Emanuele Troise è fatto così, è il classico ragazzo che ruggisce dentro, non fuori. Già, ragazzo. Ha solo 40 anni e ha iniziato ad allenare quando ne aveva 33. Lo ha fatto da vice di Pecchia al Latina. I due, in fin dei conti, si conoscono bene. Insieme a Napoli prima, a Bologna e a Foggia poi.
Emanuele ha appena vinto il Torneo di Viareggio con il Bologna. 52 anni dopo l’ultimo trionfo rossoblù. La prima volta nella storia in cui una squadra di Primavera 2 riesce ad imporsi. Storie di record, di una maledizione finalmente sfatata. Il passato era eloquente e diceva quattro finali perse su cinque. Si era messa male anche a questo giro, ma la sua squadra non molla mai perché per lui darebbe tutto. E così l’ha ripresa e vinta: “Cosa ho detto ai ragazzi prima dei rigori? E’ un segreto”. Poche parole ma sempre con il sorriso. Emanuele è riservato, non scorbutico.
Napoletano con un sogno: giocare in azzurro al San Paolo. Missione compiuta grazie a Novellino che nel 1999 lo fa esordire in campionato contro la Sampdoria. Il massimo per un ragazzino che aveva mosso i primi passi nel FC Vomero e che aveva firmato il primo contratto nel ’91, quasi in contemporanea all’addio di Maradona. Nato centrocampista, Rijkaard e Alemao gli idoli. Cresciuto difensore, con Ferrara, Cannavaro, Nesta e Maldini come modelli. Una volta, a San Siro, riuscì ad annullare Shevchenko. Delvecchio e Vieri, invece, lo hanno fatto impazzire.
Tanti i maestri, da Novellino a Mondonico, passando per Ulivieri, Mazzone e Zeman: “Anche se ti accorgi di ciò che ti hanno lasciato solo quando smetti” Spiega con un filo di malinconia. Di cose da raccontare Emanuele ne ha. Fonte inesauribile di insegnamenti per i suoi ragazzi e non solo. Non a caso a 34 anni, subito dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, ha aperto la Emanuele Troise Academy presso lo Sporting Club Pegasus in via Contrada Castellucci, quartiere Ponticelli. Tanti i bambini iscritti. Li educa e fa lo stesso con i loro genitori, convocando delle riunioni con le famiglie o consegnando nelle loro mani un decalogo con qualche regola da seguire. Si va dal vietato fumare all’aria aperta perché il fumo passivo danneggia i polmoni degli atleti all’importante è divertirsi, senza alcun tipo di tensione.
Eppure ci ha dovuto fare i conti mister Troise. Soprattutto l’anno scorso quando, al primo anno sulla panchina della Primavera del Bologna, la stagione si è rivelata un disastro. Poche vittorie, tante sconfitte. Una retrocessione inevitabile, un Torneo di Viareggio salutato dopo il girone: “Ma è stata un’annata che ci è servita tanto – ha ribadito con orgoglio – ci ha permesso di capire dove intervenire e adesso siamo in costante crescita. Non bisogna dimenticarci che il cammino dei ragazzi è sempre un po’ più lungo”. Le critiche non sono mancate, così come l’appoggio della società. Lui nel frattempo è ripartito dalle basi, dal senso di appartenenza. Ci ha fatto anche qualche lezione in merito. Prima alle società che collaborano con il Bologna, poi ai suoi ragazzi. Che, evidentemente, lo hanno ascoltato. Eccome se lo hanno ascoltato.