Andreas Pereira, gol e samba: “Amici, musica e famiglia per farlo felice”
I primi gol li ha visti fare a papà Marcos, attaccante del K.V. Mechelen, squadra di Malines, Belgio. Finita la scuola andava a vederlo al campo, ha iniziato lì a rubare con gli occhi. Ci sono anche un po’ di quei gesti, visti e rivisti, nel primo gol in Serie A di Andreas Pereira. Poi sono arrivati i consigli, i video e il ripasso degli errori. Sempre opera del papà, primo allenatore dopo il ritiro a 34 anni: “Mi limitavo a parlare con lui di come giocare le partite”, racconta Marcos a Gianlucadimarzio.com
Ad accompagnarlo agli allenamenti ci pensava la mamma: “Mia moglie lo portava sempre e ovunque”. Da Duffel, dove Andreas è nato, a Lommel, un’ora e mezza di macchina. Tutti i giorni. “Andreas ha scoperto la passione per il calcio a 4 anni, a 12 abbiamo capito che poteva fare grandi cose dopo essere stato il migliore in un torneo giocato in Spagna”. Un’ascesa fulminea: sei anni al PSV, poi il passaggio al Manchester United. Oggi la Lazio, subito gol in campionato all’esordio dal primo minuto: “Ma è sempre rimasto il ragazzino umile che era".
"Lo volevano due italiane, la storia della Lazio lo ha convinto"
Tre i segreti per renderlo felice: “Famiglia, amici e musica brasiliana”. Lo sa bene Matheus Diniz, responsabile del suo ufficio stampa e marketing ma soprattutto amico, il primo ad attenderlo a Ciampino il giorno del suo arrivo a Roma: “L’ho conosciuto a Valencia nel 2017 – ricorda a Gianlucadimarzio.com – da allora siamo diventati grandi amici, parliamo di tutto”. Anche di Lazio: “Durante il mercato mi ha chiamato per dirmi dell’interesse di due squadre italiane. Abbiamo passato delle notti a studiare la storia della Lazio, a discutere di alcuni grandi giocatori passati: Veron, Nedved, Hernanes”. Poi la scelta: “Era eccitato dall’idea di giocare con un attaccante come Immobile”.
Il primo giorno a Roma è andato in chiesa “per ringraziare Dio di essere arrivato in una città come questa”. Poi avrà fatto un salto al ristorante: “E’ appassionato di cucina italiana, come tutti i brasiliani”. Ancora non ha potuto visitare la città, intanto si divide tra casa e allenamenti: “Passa molto tempo in famiglia, è un padre premuroso. Cibo, lavoro extra campo e concentrazione sono le sue leggi, cerca sempre l'evoluzione del corpo, della mente e dell'anima”.
Gli svaghi sono quelli di ogni ventenne: “E’ fortissimo a FIFA, uno dei migliori con cui ho giocato, anche se non sa perdere”. Ma suonare sì: “E’ bravo con gli strumenti della samba”. Difficile vederlo senza sorriso, ha il sole del Brasile dentro: “Con lui si ride sempre”. Quando è al telefono è per rispondere ai suoi fan, con cui ha un rapporto diretto: “Dice sempre che è ancora il ragazzo che sogna di incontrare il suo idolo”. Ne ha fatta di strada da quando girava in casa con la maglia verdeoro con le maniche troppo lunghe. La chiamata di papà Marcos dopo la partita, però, non manca mai, come sempre.