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Data: 18/03/2017 -

Rosella Sensi: "Roma? Avrei dovuto dire certe cose con più determinazione. Cessione fatta con il cuore spezzato"

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Stagione 2000-2001, ultimo scudetto giallorosso. La Roma di Batistuta, Montella, Totti, Emerson, Cafu, Samuel, e Capello, solo per citarne alcuni, dominava il campionato di serie A. Merito della famiglia Sensi, che per i colori giallorossi ha avuto una passione e un amore infiniti.

"Papà era unico, per abilità, intelligenza, sensibilità e soprattutto per la sua correttezza morale, che ha trasmesso a me e alle mie sorelle" - racconta Rosella Sensi nel corso di un'intervista concessa a Tuttosport - "Sostituirlo è davvero impossibile, sia in azienda sia nel calcio, dove lui, è stato davvero unico per tutto il panorama sportivo italiano. Io mi sono limitata a portare avanti con fatica, onestà e tanta passione, un bene così prezioso come quello della Roma, cercando di fare del mio meglio, anche se si trattava di un periodo delicato e difficile da gestire, perché già cominciavano i guai per la nostra famiglia e per la A.S. Roma".

Sulla cessione della Roma: "L’ho fatto, con il cuore spezzato ma con tanta dignità. Certo, se ci ripenso, oggi cambierei sicuramente il mio modo di comunicare, di agire, forse troppo riservato e “bon ton”, avrei dovuto gestire meglio e in modo più diretto la mia comunicazione, avrei dovuto dire “certe cose” con maggior determinazione, ma allora ero anche più riservata di oggi. La vita mi ha cambiata e sicuramente il mio carattere si è rafforzato e sono diventata più coraggiosa e sicura di me. Si fa un po' di fatica a essere Rosella Sensi, ma ne vado fiera.

L'Olimpico è diventato un tabù: "Da quando è morto papà, il suo posto è rimasto vuoto e io vedo le partite della Roma in casa. Da anni che non vado all’Olimpico. Ricordo con piacere quando papà mi presentò Mazzone, fu immediata simpatia. Poi ammiro molto Zeman con il quale mi sento al telefono, così pure con Montella e con Claudio Ranieri. Spalletti? Lo considero un bravo allenatore ma a livello caratteriale è troppo ermetico. Abbiamo lavorato insieme, l’ho stimato molto, ma non c’era tanta empatia, perché io sono più aperta caratterialmente, lui più chiuso ed introverso. Per quanto riguarda il lavoro che sta facendo... sono scaramantica e aspetto sino alla fine del campionato per dare la mia opinione".

Nel calcio ci sta la scaramanzia: "Vero, ma cerco di tenere separati l’amore per il pallone e la fede, che è il dono più grande che potessi ricevere. Sì, cerco di coltivarla e aumentarla ogni giorno. Senza fede sei perso, non vai proprio da nessuna parte. Sto bene dove sono e mi ritengo una donna fortunata. Non potrei chiedere di più. Svegliarmi al mattino e pensare che è magnifico ricominciare ogni giorno, è la mia fonte di felicità. Me lo ha insegnato mio padre".



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