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Data: 22/11/2016 -

Palmeiras, Cuca è a un passo dal trionfo: "Ho origini italiane e presto sarò da voi. Stimo Sarri"

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A un passo dal trionfo in Brasile. Anzi, a un punto. Con il suo Palmeiras Cuca prova a cogliere il secondo grande trionfo in carriera dopo la Libertadores del 2013: c'è un po' d'Italia in lui. Cuca ricorda con orgoglio le sue origini italiane nel corso di una lunga intervista concessa a Extratime:

"Sì, ho origini di Treviso e sono cresciuto a Santa Felicidade, quartiere italiano di Curitiba, lì parliamo l’italo-brasiliano e giochiamo a scopa, manteniamo le tradizioni con la musica e vedendo gli azzurri. Ho giocato con Grêmio, Valladolid, Santos, e ho allenato grandi club come San Paolo, Flamengo, Fluminense, Botafogo e Atletico Mineiro col quale ho vinto la Libertadores 2013. Dopo 2 anni in Cina, sono tornato al Palmeiras e sto per realizzare il sogno di vincere il Brasileirão dopo 22 anni. È una responsabilità enorme perché il Palmeiras ha più di 10 milioni di tifosi, ma in Brasile si dà credito solo al primo; motivo per cui devo vincere. Altrimenti è una tragedia...".

Presto Cuca farà un viaggio nel Belpaese: "Sì, è fra i miei programmi del 2017. Voglio fare un viaggio in Europa per conoscere gli allenatori più validi. Avrei voluto farlo dopo l’esperienza cinese, ma non ne ho avuto il tempo. Ho seguito Sarri, che ha fatto un ottimo lavoro con l’Empoli e poi con il Napoli. Mi piacerebbe osservare da vicino il lavoro degli allenatori italiani". Il più grande trionfo? La Libertadores 2013: "È stato il mio più grande successo. Nel 2011 lottavamo per non retrocedere. Ci siamo salvati e nel 2012 abbiamo cambiato 19 giocatori. E tutto si è incastrato alla perfezione. Siamo arrivati secondi in campionato e abbiamo vinto la Libertadores, trofeo al quale l’Atletico non s’era mai avvicinato. Oggi è un club differente, dove tutti vogliono giocare".

Ronaldinho? Scommessa vinta: "Quando ho portato Ronaldinho all’Atletico mi davano del pazzo. “Non ha concluso nulla al Milan né al Flamengo”, mi dicevano. Io ho parlato con lui e gli ho detto chiaro che sarebbe stato il cervello della squadra. Veniva per essere il mio 10, il pensatore, non per giocare a sinistra. Avevo tutti gli altri pezzi del puzzle, ma mi mancava una mente come la sua. Lui ci ha creduto fin dall’inizio e ora è uno dei più grandi idoli dell’Atletico, pur avendoci giocato solo due anni. E' stata l'ultima grande stagione del Gaucho, Con lui ho un rapporto speciale, giocavo col fratello Roberto al Grêmio. Ronaldinho lo conosco fin da piccolo e l’ho sempre trattato come un amico. Aveva bisogno di quel recupero con l’Atletico. È stato brillante, a Belo Horizonte c’è ancora profumo di Dinho per le strade".

Gabriel Jesus? "Non è maturo per l’Inghilterra, ma è il titolare della Seleção e sarà importantissimo e titolare nel City. Non si può pensare che a 19 anni sia all’auge, migliorerà ancora di un 30-40%. E poi il campo e l’esperienza gli daranno più maturità. Non può farlo né Cuca, né Guardiola. In Inghilterra è tutto più tattico e imparerà molte cose, affermandosi fra i 10 migliori al Mondo. È un giovane con grande tecnica, forza e velocità. E ha una caratteristica: gli piace lo scontro fisico pur essendo abile". Inter ai cinesi, Milan forse. Cuca li conosce bene: "Al 5% dei cinesi piace il calcio. È un’enormità se consideriamo la popolazione totale. Si studia il calcio a scuola, sia teorico che pratico. Anche il Palmeiras sta aprendo una filiale in Cina. Sono sicuri e non fanno tutto ciò che si vuole al momento che vorremmo noi. Vogliono vedere il lavoro, il sudore. È normale che non concedano ciò che i tifosi si aspettano, ma col tempo accadrà. Nel campionato c’è una grande rivalità ed è piacevole".



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