“Portiere dei Chicago Fire, sopravvissuto al cancro, presidente della Fondazione LampStrong, atleta, tifoso dei Miami Dolphins”. Poche righe per descriversi su Twitter ma in cui Matt Lampson è riuscito a concentrare tutta la sua storia. Una storia da 'sopravvissuto', come lui stesso si è definito, perché ha affrontato il cancro, più precisamente il linfoma di Hodgkin, e l'ha anche sconfitto. Uno che ha sempre detto: “Non voglio che di me si dica 'Oh, è il portiere col cancro'. Voglio che la gente dica 'Wow, è davvero un gran portiere, non posso credere che abbia avuto il cancro!'”. Uno che appena scoperta la malattia disse: “Bene, che devo fare per sconfiggerla?”.
Non proprio il paziente perfetto (non voleva rinunciare ai panini, nonostante i divieti delle infermiere, e ripensandoci ha raccontato questi episodi con il sorriso), ma di sicuro l'esempio di chi ce l'ha fatta, tanto da tornare in campo. Tra i pali è il suo ruolo e adesso ha conquistato un premio per il suo impegno lontano dal rettangolo verde. La sua LampStrong Foundation - attiva dal 2014 - infatti è in prima linea, negli Stati Uniti e in Canada, per aiutare malati e famiglie a combattere il cancro. Un aiuto, un sostegno e, non ultima, la speranza di uscirne come lui. Così da Lampson è diventato Lamp… Strong, simbolo della forza, sua e di quella che vuole infondere a chi sta ancora combattendo contro il cancro. La MLS l'ha premiato con il riconoscimento 'Humanitarian of the Year' che il numero uno dei Chicago Fire ha dedicato a tutte le persone che l'hanno sostenuto durante la malattia e a tutti coloro che la sua fondazione tuttora sostiene. Ha ricevuto tanto, ed ha voluto ricambiare. “Grazie a tutti, per il sostegno incrollabile. Sono davvero grato a tutti coloro che hanno reso possibile questo premio”. Parola di un 'sopravvissuto', di chi ha vinto una delle partite più difficili e adesso si è schierato a fianco di chi sta ancora lottando.