Un ruolo ancora da “definire”, ma un talento sul quale ormai nessuno dubita più. “Io da trequartista mi sono sempre divertito perché quando vado in campo la prima cosa penso a giocare e divertirmi, e da trequartista ci riesco meglio. Posso fare anche la mezz’ala così l’esterno per le caratteristiche che ho. Non mi vedo ancora in un ruolo definito perché mi devo definire bene come calciatore", firmato Nicolò Zaniolo. Il calciatore della Roma si racconta a Dazn nel corso nel corso dell'intervista realizzata per il format "Piedi x terra".
Tanti i temi affrontati dal classe 1999, iniziando dall’esordio in Champions contro il Real Madrid: “Sapevo di giocare quella partita già dalla mattina, sono rimasto tutto il giorno a fissare il soffitto, incredulo. Sembravo paralizzato, ero stato al Bernabeu solo per una gita. Nel sottopassaggio non vedi il campo, vedevo solo accanto a me una muraglia di maglie bianche e gente come Ramos, Bale e Modric…”, ha ammesso Zaniolo.
Altra emozione fortissima quella legata alla convocazione azzurra: “La prima chiamata in Nazionale è stata poi un’altra sorpresa. Ero a cena con degli amici, a mangiare una pizza, vedo il mio nome nelle convocazioni e ho pensato subito a un errore. Poi la notizia continuava a girare ovunque e quindi ci ho sperato”. Zaniolo ha poi proseguito: “La chiamata del team manager poi mi ha confermato la convocazione, dicendomi che dopo due giorni sarei dovuto andare a Coverciano e sono scoppiato subito a piangere. Ho chiamato mia mamma e mio papà e si sono messi a piangere anche loro. È stato un fine settimana perfetto, non ho dormito tutti e due i giorni. A Coverciano ero come un ragazzo al parco giochi. Ancora adesso non sto realizzando tutto quello che sto facendo. Forse è la mia forza, forse no. Io penso ogni giorno ad allenarmi, divertirmi e rendere orgogliosi i tifosi della Roma perché meritano tanto. Non guardo mai indietro ma solo avanti".
Altra prima volta, quella relativa al primo gol in Serie A. “Dopo pallonetto contro il Sassuolo, mio padre mi ha detto ‘Come ti è venuto in mente di fare quello scavetto?’. I compagni romani, come Florenzi o Pellegrini, sono stati più schietti: ‘Ammazza che ca**o hai fatto. Ho fatto vedere tante cose in poco tempo? Speravo di farle. Le mie caratteristiche le conoscevo. Sapevo di poterle fare ma non in così poco tempo", ha concluso Zaniolo.
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