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“Papi, ce l’ho fatta”

Un bambino cresciuto senza padre. L’amore di mamma Jacqueline ha colmato il vuoto. Il calcio ha fatto il resto. Arturo a 5 anni giocava scalzo nella cancha: un rettangolo di terra e polvere a Calle Annibal, barrio di San Joaquin, in Cile. Quando a 14 anni è arrivato al Colo-Colo per tutti era il cometierra: il mangiaterra. “Ha aspettato un anno prima di essere tesserato. Aveva una tecnica innata ma il suo livello non era così diverso da quello dei compagni”. A raccontare Vidal in esclusiva per Gianlucadimarzio.com è Hugo Gonzalez. Più di un allenatore per il cileno fra il Sub 15 e il Sub 16 al Colo-Colo. Mi chiamava Papi. È passato molto tempo. Adesso abbiamo una bella amicizia”.

Il club non era convinto delle potenzialità di Arturo. “Facciamolo crescere ancora un po’”, ripetono tutti. Hugo Gonzalez, ex difensore della nazionale cilena oggi vice allenatore al Colo-Colo, si assume la responsabilità di portarlo in squadra: “Dopo pochi allenamenti si vedeva che colpiva il pallone in modo naturale. Nel settore giovanile ha giocato difensore centrale, terzino, centrocampista. Tutti ruoli abbastanza difensivi, dove è importante recuperare il pallone”.

Da San Joaquin a Macul: quattro chilometri in bici. Pedalando veloce contro caldo, freddo, vento e pioggia. Arturo non molla, vuole diventare un calciatore: “A 16-17 anni ha avuto una crescita importante, tanto che viene promosso in prima squadra e inizia ad essere convocato in nazionale. Mai mi sarei aspettato che potesse fare la carriera che ha fatto. Credo che solo lui lo immaginasse nella sua testa”.

Impegno, forza e dedizione. Lo stemma del Colo-Colo ha il volto del capo dei Mapuche, la tribù cilena che nel 1500 si oppose con coraggio ai Conquistadores. Vidal ne incarna alla perfezione i valori. "In una trasferta in Ecuador Arturo si ammala di tonsillite purulenta, il dottore gli fa subito delle punture e gli dà dell’antibiotico. Aveva 41 di febbre e faceva fatica a camminare, ma scese comunque in campo a dimostrazione della sua voglia di vincere”.

Il resto gliel’ha insegnato la vita. Da bambino per aiutare la famiglia arrotonda pulendo i cavalli nel Club Hipico. Mamma Jacqueline racconterà: “C'erano giorni nei quali non dormivo perché non sapevo cosa avrei potuto dare da mangiare ai miei figli”. Vidal ha avuto un’infanzia difficile. Per questo “voleva diventare un crack”, ricorda Hugo Gonzalez. “È una persona che ha vinto nella vita, ma non dimentica il passato. Dopo il primo titolo conquistato con la Juve mi ha chiamato dagli spogliatoi per ringraziarmi”.

“Papi, ce l’ho fatta”. Dal Colo-Colo alle stelle: “Ha vestito le maglie di tanti top club e in tutti è stato importante. È riuscito a diventare uno dei migliori dieci centrocampisti al mondo. Sono orgoglioso di lui”.

Dopo Leverkusen, Juve, Bayern Monaco e Barcellona ora c’è l’Inter: “Credo sia un bene che ritrovi Conte, un allenatore che lo conosce, sia nei difetti che nei pregi. Lo farà giocare nel 3-5-2, come nella Juve. Negli anni ha avanzato la posizione e grazie alle sue qualità è riuscito a conquistare tutto quello che ha vinto finora”.

Zero problemi, solo soluzioni. Vidal è abituato così. La Serie A lo aspettava, Conte l’ha cercato e voluto. I due ripartiranno insieme cinque anni dopo. Un sorriso, un abbraccio e la stessa grinta di sempre. Il Papi Hugo Gonzalez lo guarderà da lontano. Arturo è diventato grande, adesso vuole fare grande l’Inter.

Di Mattia Zupo e Oscar Maresca

Redazione

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