Una contrapposizione. Come due protagonisti di un romanzo. Sulla stessa barca, ma di fatto antagonisti. Il Milan di quest’anno ha una doppia anima. "Non è vero, non è vero, non è vero", aveva detto l’amministratore delegato Gazidis una settimana fa in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, sottolineando "l’unica visione comune: avere un Milan moderno", in grado di tornare ai vertici. Con un occhio al bilancio, of course.
Ambizione e razionalità. Tutto risolto quindi? Non esattamente, a giudicare dalle parole di Boban uscite oggi sulla Gazzetta. Una risposta forte, a distanza di sette giorni dall’unità d’intenti proclamata da Gazidis. "La proprietà deve essere chiara sia nel budget che negli obiettivi. Al momento, nonostante gli sforzi nel mercato di gennaio e i tanti tagli, con due cessioni importanti e l’alleggerimento che deriva dai relativi ingaggi, non sappiamo che margini avremo". In sintesi, la nebbia su San Siro. Alla vigilia di una partita fondamentale contro il Genoa per continuare a inseguire l’Europa.
Con Pioli in panchina, l’allenatore che Boban e Maldini hanno scelto per aggiustare la rotta dopo il naufragio del progetto Giampaolo. La ricerca della bellezza sognata in estate interrotta dai risultati negativi a inizio campionato. Una decisione presa a inizio ottobre, esattamente un girone fa, dopo una vittoria a Genova che non aveva scacciato i dubbi. L’addio sofferto a Giampaolo, sconfessando un’idea per raddrizzare la stagione: all’arrivo di Pioli, i punti erano 9 in sette giornate. Il Milan era quattordicesimo, oggi è settimo. In piena corsa per l’Europa.
Eppure le voci sull’arrivo di Rangnick in panchina sono diventate boati. E i contatti con l’allenatore tedesco del Lipsia non sono stati presi né da Boban, né da Maldini. Scavalcati dalla proprietà. "Non avvisarci è stato irrispettoso e inelegante. Non è da Milan. Almeno quello che ci ricordavamo fosse il Milan". Una destabilizzazione del lavoro di Pioli – a detta di Boban – e un’invasione di campo. "Per come la vedo io, l’unità significa condivisione, l’unità è rispetto". Nelle parole di Boban alla Gazzetta c’è tutta la sua delusione. Lo sconforto per questa doppia anima e la sensazione di non avere le redini in mano. Nonostante il ringiovanimento della rosa realizzato su richiesta del gruppo Elliott, nonostante l’arrivo di Ibra a gennaio. L’uomo che ha cambiato faccia al Milan in campo, ma che ha ancora da discutere il rinnovo per la prossima stagione.
Anche su questo punto il Milan dovrà decidere da che parte stare: le esigenze di bilancio da una parte, la necessità di fare risultato dall’altra. Due visioni manageriali su cui trovare un compromesso. E una linea comune mai sembrata così distante, nonostante alcuni obiettivi arrivino. Nelle scorse ore, è arrivato il rinnovo di Matteo Gabbia fino al 2024. Un ragazzo del ‘99 su cui Boban e Maldini hanno puntato forte da subito. In pochi lo conoscevano, oggi è al centro della difesa rossonera. L’anima giovane, quella da cui ripartire. Per tornare a stregare San Siro con una rinnovata grande bellezza. Sindrome di Stendhal. Quello che parlava del rosso e del nero. Da unire, in qualche modo.
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