“Le sue qualità sono enormi, ma bisogna accorciare i tempi… Ce ne sono tanti bravi, ma non giocano. È questo il problema”. A parlare così in una recente intervista è stato Roberto Mancini, ct della Nazionale italiana. Il soggetto delle sue parole, invece, è Simone Pafundi, uno dei talenti più limpidi del panorama calcistico italiano (LA SUA STORIA). Il classe 2006, dopo l’esordio in Nazionale dello scorso novembre, torna subito a vestire la maglia dell’Italia.
Roberto Mancini e staff hanno avvisato per tempo il giovanissimo talento dell’Udinese della pre-convocazione in Nazionale. Con coraggio, dunque, il ct azzurro ha scommesso ancora sul talento bianconero convocandolo per le gare con Inghilterra e Malta di questo marzo, nonostante Pafundi abbia giocato solamente 20 minuti in 25 giornate totali di questa Serie A. Un coraggio che, spesso (e non volentieri), manca ai club italiani, che non danno sufficiente spazio ai propri ragazzi.
Mancini ha deciso negli ultimi giorni se convocarlo effettivamente per i primissimi due impegni validi per le qualificazioni a Euro 2024, o se lasciarlo andare (per il momento) in Under 19. La decisione finale è arrivata: Simone Pafundi va con i grandi e questo è l’ultimo caso di quello che potremmo definire “il paradosso dei giovani italiani”. Sembra più semplice, al giorno d’oggi, raggiungere la Nazionale a Coverciano che trovare spazio in campionato con il proprio club… Se non è questo un paradosso.
Precursore di questo fenomeno – sempre prendendo in esame la gestione Mancini – fu Nicolò Zaniolo, che dopo esser stato convocato dal ct in Nazionale nel 2019, trovò sempre più spazio con la Roma, club che in inverno ha lasciato per accasarsi al Galatasaray. Come lui, in seguito, tanti altri, anche e soprattutto nel periodo recente: Gatti e Zerbin hanno esordito con l’Italia da giocatori del Frosinone, prima di finire nelle rose rispettivamente di Juventus e Napoli, dove non hanno trovato spazio; l’esordio è arrivato anche per Cancellieri della Lazio, dove oggi non gioca con regolarità, così come gli è capitato con l’Hellas Verona. E poi Gnonto, attaccante che l’Inter e la Serie A non sono riusciti a svezzare così com’è riuscita a farlo la Premier League con il Leeds United.
Dovrebbe essere sempre la Nazionale ad attingere dai club e “selezionare” i talenti migliori. Oggi avviene paradossalmente (appunto) il contrario. Pafundi è solo l’ultimo di una serie che sembra destinata a continuare. Perché Simone Pafundi non gioca con l’Udinese, nonostante abbia capacità fuori dal comune per un ragazzo di 17 anni appena compiuti? Perché Willy Gnonto non ha avuto una chance in Serie A? Perché, come loro, tanti giovani calciatori italiani non hanno spazio in Italia? Spesso si sentono dire in giro cose come «se un Pafundi si fosse chiamato “Pafundic”, adesso varrebbe già 100 milioni di euro»: finché questo continuerà a essere realtà, sarà difficile immaginare una Serie A e un’Italia competitive in campo internazionale.
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