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Leicester, dal sogno all’incubo: in Championship sette anni dopo lo scudetto

Che l’incantesimo si fosse infranto, lo si era capito ormai da un po’. Ma era difficile immaginare un tracollo come quello del Leicester City, passato in sette anni dalla vittoria della Premier League alla retrocessione in Championship. Ora il dilly ding dilly dong del 2016 è una melodia da mal di testa, il rintocco di una campana che suona a morto. 

L’aritmetica arriva in questa ultima giornata di Premier: a salvarsi è l’Everton, che partiva avvantaggiato di due punti rispetto a Leicester e Leeds (33 contro 31) e sfidava il Bournemouth a Goodison Park. Le Foxes hanno vinto 2-1 al King Power Stadium contro il West Ham, ma non è stato sufficiente, visto il contemporanea successo dell’Everton contro il Bournemouth (1-0). 

Il Leicester torna in Championship dopo nove anni

Il Leicester torna in seconda divisione dopo nove anni: l’ultima volta fu nel 2014, quando le Foxes di Nigel Pearson vinsero la Championship riscattando la beffa dell’anno precedente. Nel 2013 infatti la finale playoff era sfumata con una delle azioni più iconiche degli ultimi vent’anni di calcio inglese, quella del gol del Watford arrivato pochi secondi dopo un rigore sbagliato dal Leicester.

Dunque l’esonero di Pearson (complice anche la vicenda del figlio, escluso dalla rosa per un party durante una tournée) e l’arrivo di Claudio Ranieri. Prima deriso anche dal grande ex Gary Lineker, poi eletto “Sir” e “King” per l’impresa più straordinaria degli ultimi decenni di sport. Un campionato, la Premier ’15-’16, vinto davanti alle big. Lineker sconta la penitenza, comparendo in tv in mutande, mentre nei Leicestershire ringraziano re Riccardo III, le cui ossa erano state ritrovate sotto un parcheggio e, secondo la leggenda, avevano portato fortuna al club. 

Dal trionfo in Premier ai quarti di Champions

L’anno dopo ecco il palcoscenico della Champions League. Girone con Porto, Copenaghen e Bruges, passato da primi. Agli ottavi le Foxes eliminano il Siviglia, campione in carica dell’Europa League. Si fermeranno ai quarti, sconfitte dall’Atletico Madrid finalista l’anno precedente. Nel frattempo, però, il cattivo rendimento in Premier porta all’esonero di Claudio Ranieri, sostituito dal suo vice Craig Shakespeare

La morte di Vichai e la crisi economica

Il 2018 è l’anno della tragedia, la morte del presidente thailandese Vichai Srivaddhanaprabha, ucciso dal rogo provocato dalla caduta del suo elicottero a pochi metri di distanza dallo stadio. Il controllo del King Power Group, azienda proprietaria di diversi negozi duty-free aeroportuali, passa al figlio Aiyawatt, che diventa anche presidente del club.

Se sul fronte sportivo le cose migliorano grazie alla gestione di Brendan Rodgers, cominciata nel 2019, l’azienda thailandese entra in crisi soprattutto per via della pandemia, con una diminuzione delle vendite del 50% nei primi mesi del 2020. Così mentre le Foxes tornano in Europa, sfiorando anche la qualificazione Champions per due anni consecutivi (nel 2021 sfuma all’ultima giornata), e soprattutto vincono la FA Cup per la prima volta nella storia, il club deve affrontare l’aumento dei costi e ridurre al minimo gli investimenti, anche sul mercato. 

Fino a questa drammatica stagione, con una crisi cominciata prima dell’interruzione per il Mondiale, una ripresa invernale e un nuovo crollo in primavera. Un declino che porta alla separazione da Rodgers, sostituito con Dean Smith, leggenda dell’Aston Villa alla seconda retrocessione consecutiva dopo quella col Norwich dello scorso anno. 

I motivi del declino

Ma come si spiega il tracollo del Leicester? Si è fatta sentire, sicuramente, la mancanza di leader come Kasper Schmeichel, trasferitosi al Nizza in estate, e Marc Albrighton, oggi al WBA. I reduci dalla vittoria della Premier sono ormai soltanto due, Amartey e ovviamente Jamie Vardy. Il quale però a 36 anni non è stato sufficiente a trascinare la squadra, per il resto composta da giovani non all’altezza e da calciatori di scarsa qualità tecnica.

L’emblema della sfortunata stagione del Leicester è la partita dello scorso 30 dicembre ad Anfield contro il Liverpool: varie occasioni clamorose mancate, e poi due autogol comici in pochi minuti del difensore Wout Faes. Non ha aiutato nemmeno la situazione di due dei giocatori più forti in rosa, Soyuncu e Tielemans, entrambi col contratto in scadenza a fine giugno. La difesa è stata un altro punto debole (68 gol subiti in 38 giornate), e i due calciatori di maggiore qualità in attacco, Maddison e Barnes, sono stati discontinui. 

Harvey Barnes alla festa del Leicester (è il primo da destra)

Infine una curiosità. Il 7 maggio 2016 Ranieri festeggiava la vittoria della Premier su un palco al centro del King Power Stadium. Ironia della sorte, l’avversaria quel giorno era l’Everton, proprio la squadra che oggi ha condannato le Foxes. Di fianco a lui c’era Andrea Bocelli che cantava “Time to win again”, la versione inglese di “Con te partirò”. I video su YouTube mostrano i ragazzini delle giovanili sul prato dello stadio, e per un attimo si vede un sorridente Harvey Barnes, all’epoca ancora nelle giovanili. Lui che pur essendo nato a Burnley ha giocato nel Leicester dal 2007, quando aveva 10 anni, oggi sembrava uno dei più disperati. Aveva segnato il gol dell’1-0, il vantaggio che ha dato ai tifosi l’illusione della salvezza. La sua memoria sarà corsa a quella festa, a quei canti e a quei momenti di gioia. Il Leicester dovrà ripartire da quell’attaccamento per tornare in Premier. 

 

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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