Categories: Interviste e Storie

La Russia ha stupito se stessa

Tra le frasi sconsigliate ce n’è una: “Buonanotte alla Russia”. E occhio. Sentenze zero, giudizi pochi, perché la storia insegna che quelli lì, quelli dalla patria nell’animo e il fuoco dentro, non si arrendono mai. Specie quando nessuno crede in loro e li dà per spacciati. Sconfitti. Specie quando il mondo li guarda e profetizza un crollo verticale. Ma è lì che si uniscono. “Buonanotte alla Russia” è una frase vietata soprattutto a San Pietroburgo, perché da quelle parti, in estate, il sole non tramonta mai, piuttosto aiuta a vincere contro squadre più accreditate. Notti bianche. E Russia a punteggio pieno dopo due giornate del Mondiale, un applauso meritato. Parentesi dovuta: Cherchesov ha vinto contro avversari spenti, abbordabili, che sicuramente hanno deluso (vedi l’Egitto di Salah).

Ma il 3-1 ai “Faraoni” è un ottimo risultato. Soprattutto perché i criticoni avevano detto “buonanotte alla Russia” troppo presto e prima del Mondiale, motivati dalle 7 partite senza vittoria prima dell’evento, dai soli 6 gol segnati, dagli infortuni maledetti accorsi ai titolari (Kokorin su tutti) e da una difesa a 3 mai convincente. Dallo scetticismo generale parzialmente ingiustificato. Nessuno ci credeva, nessuno avrebbe dato un euro a questa Russia, dai tifosi ai cronisti, spesso troppo “duri” con la Nazionale. Un esempio: prima della gara d’esordio contro l’Arabia Saudita, Dzyuba accusò i giornalisti di essere troppo pessimisti, perfino con un girone abbordabile. È andata come diceva lui, perché la Nazionale ha segnato 8 gol in 2 partite subendone uno solo. Ottavi blindati per la prima volta dopo dieci anni. Conosciamo bene l’ultima: Euro 2008, Arshavin col 10, Torbinsky bomber, l’Olanda che capitola. Storia.

Quest’anno i protagonisti sono diversi, inaspettati, perché se Kokorin non si fosse fatto male Dzyuba non sarebbe mai stato convocato. E invece no, due gol in due partite e fotografia perfetta di una Russia operaia, lavoratrice seriale, che ogni tanto si inventa cose eccezionali rianimando un pubblico spento, come il suo tris che manda a casa l’Egitto. Gol da punta vera. E parliamo di un attaccante che ad aprile, pur segnare un gol a Mancini, pagò una penale di 200mila euro. Cheryshev top scorer poi, 3 gol in 3 partite e capocannoniere con Cristiano. Anche lui, se Dzagoev non si fosse infortunato, non avrebbe mai giocato dall’inizio. Tecnico, veloce, un bel giocatore. Al Real costò l’esclusione dalla Coppa, Benitez lo schierò nonostante fosse squalificato e venne deriso. Capello, invece, se lo portò ai Mondiali brasiliani come… interprete: conosceva lo spagnolo.

E ancora: lode ad Akinfeev, ormai onnipresente (nel bene e nel male), al “sergente” Ignashevic (39enne, chiamato al posto dell’infortunato Kombarov) e al giovane Golovin, venuto dalla Siberia e cercato dalla Juve. Un talento vero. Infine lui, Yuri Zhirkov, l’ala 34enne che ora fa il terzino. Immortale, stoico, con quel suo sguardo sempre cupo da almeno 15 anni, quasi triste. Ora invecchiato. L’unico reduce dell’impresa del 2008. Ieri ha fermato Salah, ora cercherà di battere anche l’Uruguay. Difficile, ma guai a dire dasvidania. È una Russia che ha stupito se stessa. È un sole che ha ancora voglia di battere.

Francesco Pietrella

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