Giocare di intelligenza, sempre. Ancora una volta prova a stupire, Pirlo. E ci riesce. Fa effetto vederlo in panchina, non lo neghiamo: è successo tutto così in fretta, siamo ancora frastornati. Perché non ci aspettavamo di vederlo subito in prima squadra; o di sentirlo così diretto nelle conferenze stampa; o di dare l’impressione di avere già le idee chiare. È presto, sì. Ma l’unico che non sembra frastornato è lui. Anzi, con lui c’è tutta una squadra che sembra aver cancellato in 90’ le scorie di una stagione difficilissima.
Qui non si parla di mimica priva di emotività: quella la conosciamo bene. Accenna solo un sorriso, e si gira per salutare molto in fretta quando lo chiamano i mille tifosi dell’Allianz, prima della partita. “Pirlo! Pirlo!”, gli gridano. Voci che sovrastano anche la musica prepartita. Lui, giacca e cravatta, accenna un piccolo saluto, ma poi si volta subito: i suoi primi 90’ sono in questo momento più importanti. Decisamente più importanti.
Spesso l’occhio cade su di lui. Capire come reagisce, come si comporta. Gridare, non grida. E scomporsi, non si scompone. Nemmeno quando negli ultimi minuti la Juve allarga troppo le maglie della difesa e rischia di subire gol dalla Sampdoria. Però parla con i giocatori e tanto: “Sposati qui”, indica a Kulusevski quando durante una rimessa laterale degli avversari era troppo a centrocampo e non sulla fascia; oppure quando chiede a Chiellini di schierare meglio la linea in fase di non possesso. Ce n’è per tutti, con calma ma con grande precisione. E se c’è bisogno, ad aiutarlo ci sono Baronio da un lato (lo si sente parecchio), Tudor dall’altro. “Buona questa azione, eh”, gli dice il suo vice al gol di Bonucci.
E proprio lì si vede Pirlo esultare. È il 2-0 che mette al sicuro il risultato, evita possibili contraccolpi e soprattutto arriva da un veterano (e amico), su cui ha intenzione di fare parecchio affidamento per questo campionato. Un po’ come Ronaldo.
Già, Cristiano. Dopo Novara, arriva la conferma: lì davanti, il reparto è suo. Tutto suo. Nel senso che dove vuole mettersi, può. È un po’ a sinistra, poi un po’ al centro. A volte anche a destra, la posizione che gli piace meno di tutte ma che in alcuni casi può diventare molto utile. Una sorta di autogestione pilotata dalla panchina: i compagni hanno ordine di seguirlo, e alla fine lui tira meno del solito e tenta di più la giocata per gli altri. Morale? Un gioco molto più fluido, che non gli impedisce di segnare il 3-0.
L’aspetto che può lasciare più impressionati è proprio questo: in poche settimane, un’idea di gioco c’è. Ed è anche piuttosto precisa: lanci dai difensori (Bonucci) per gli esterni; inserimenti dei centrocampisti; tanti passaggi vicino all’area avversaria. Se bisogna schierare un giovane (come Frabotta), lo schiera. Su come vede il centrocampo, poi, è chiarissimo, e così sull’attacco (leggi la conferenza stampa postpartita). C’è poco da dire: ha già fatto tutto lui. E la curiosità di vederlo già domenica prossima, contro la Roma, aumenta.
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