Nella giornata di venerdì 20 gennaio, la Corte di Appello federale ha inflitto alla Juventus 15 punti di penalizzazione nella classifica dell’attuale Serie A, e ha decretato l’inibizione di alcuni suoi dirigenti e membri del Consiglio di Amministrazione. Il club ha sùbito preannunciato il ricorso: si rivolgerà al Collegio di Garanzia dello Sport, che costituisce il terzo e ultimo grado di giudizio nell’ambito della giustizia sportiva.
Nella giornata di oggi sono state diffuse le motivazioni della sentenza, il che significa che da oggi scatta l’intervallo di 30 giorni a disposizione dei legali della Juve per presentare il ricorso. E soprattutto che la linea difensiva, già strutturata in questi giorni, potrà essere rifinita nei dettagli. Il club bianconero è impegnato intanto anche su altri fronti giudiziari: c’è l’inchiesta della procura di Torino sui conti, ci sono le verifiche della Consob sul bilancio, c’è l’altro filone relativo alle plusvalenze e infine l’investigazione aperta dalla Uefa per sospette violazioni finanziarie.
Un primo punto su cui si è molto dibattuto dopo l’emanazione della sentenza riguarda l’ultra petita, espressione del lessico giudiziario con cui si indica una decisione che va oltre le richieste dell’accusa. In questo caso infatti i quindici punti di penalizzazione rappresentano una sanzione più grave rispetto a quanto richiesto dal procuratore federale Chiné (9 punti). Gli addetti ai lavori segnalano che si tratta di un caso estremamente raro, una vera anomalia nell’ambito della giustizia sportiva italiana: nel 2006, per esempio, quando la Juve fu coinvolta nel processo di Calciopoli e retrocessa in Serie B, la deliberazione finale era stata meno severa rispetto alle richieste iniziali. Un altro elemento di eccezionalità di questa decisione riguarda il passaggio precedente alla sanzione: l’accoglimento dell’istanza di revocazione della precedente decisione, che aveva assolto la Juventus, anche questo davvero raro.
Perché si è arrivati fino a questo punto, a un insieme di decisioni non in linea col recente passato? Capirlo consente anche di predire eventuali scenari per l’esito del ricorso. L’impressione degli esperti è che si sia individuata una motivazione congrua tale da esporre a censure; ha prevalso l’idea che la Juventus abbia costituito un “sistema” atto a produrre della alterazioni contabili, e si è applicato un principio di proporzionalità rispetto a tale violazione. Pare inoltre che la Corte abbia individuato in questo processo un’occasione quasi irripetibile per sanzionare il fenomeno delle cosiddette plusvalenze fittizie, in presenza di un quadro più ampio e documentato rispetto a casi precedenti.
Un altro fattore determinante è stata sicuramente l’attenzione che nell’ultimo periodo la Figc ha mostrato rispetto all’articolo 4 del Codice di giustizia sportiva, che mette in campo concetti come la probità e la lealtà. Un articolo che viene richiamato quando risulterebbe altrimenti difficile “chiudere il sistema” per via di una condotta non facile da tipizzare, e cioè da inscrivere in un preciso ambito. Viene qui alla luce, però, uno dei punti su cui la Juventus potrebbe impostare la propria linea difensiva: l’eccesso di discrezionalità da parte della Corte, il ricorso a parametri “soggettivi”. Qual è l’effetto cagionato dal comportamento della Juventus? Un’iscrizione al campionato che altrimenti non sarebbe stata possibile? La difficoltà di rispondere a queste domande potrebbe aumentare le chances della difesa di ribaltare la decisione della Corte.
Venendo dunque ai prossimi passi, occorre capire quali siano le competenze del Collegio. Come si è detto in questi giorni, il giudice del Collegio di Garanzia dello Sport è un giudice di legittimità. Come primo elemento, valuterà se la decisione della Corte è viziata da un procedimento contraddittorio. Se si configurasse questo scenario, non si procederebbe oltre, e non si entrerebbe nel merito della sentenza. Un altro fronte su cui il Collegio è competente è quello dei cosiddetti “vizi logici“: un ulteriore fattore che, se ravvisato, potrebbe indurre all’annullamento della decisione.
Ecco che si arriva dunque agli altri fronti aperti. A partire dall’inchiesta della procura di Torino sui conti. Possibile che la sentenza della Corte di Appello abbia un impatto negativo sulle altre inchieste? No, perché parliamo di ambiti separati e ben distinti. Tuttavia, l’inchiesta sui conti conta su un elemento in più rispetto a quella sulle plusvalenze: la tassatività, cioè la possibilità di delineare molto chiaramente il perimetro della violazione. Ecco perché la Juventus rischia di ricevere un’altra penalizzazione. Meno preoccupante, al momento, il versante Uefa: è stata aperta un’investigazione, ma lo scenario più verosimile è quello della limitazione della rosa o dell’ammenda, mentre l’esclusione dalle competizioni sembra meno realistica. Tutte ipotesi al momento, ma comunque la Uefa non ha fretta: la decisione potrebbe arrivare anche fra qualche mese.
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