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Chiellini: “Ramos il difensore più forte. Conte all’Inter? Lo perdono”

Nel suo libro "Io, Giorgio" Chiellini non ha soltanto parlato dei giocatori meno sopportati durante la sua esperienza con la Juventus e con la Nazionale. Nell'autobiografia del difensore bianconero ci sono tanti aneddoti sui suoi allenatori del passato più o meno recente, come Max Allegri: “È un allenatore abilissimo a dare fiducia al gruppo nelle situazioni impossibili, nel farti credere che in fondo non è niente di speciale. Più la partita si avvicina, più sa trasmettere emozione pura”.

Spazio anche ad alcune considerazioni su Antonio Conte, con cui il capitano della Juve ha vinto tanto. Nonostante sia passato dalla parte del "nemico" sportivo: "Con Antonio ti senti fuori dalla vita reale, è così per tutti noi. Lui vive di emozioni e ti fa vivere di emozioni. Ti chiede tanto, ti chiede tutto: non sempre glielo puoi dare, non sempre ci riesci e non tutti ci riescono. Gli perdono di essere all’Inter solo perché lo conosco, gli voglio bene e so che l’ha fatto da serio professionista. Sono sicuro però che qualche dubbio la sera gli verrà, e che quando guarda lo stemma dell’Inter sulla giacca ci resta un po’ così".

Capitolo difensori della sua generazione. Chiellini non ha dubbi: “Quando mi chiedono chi sia il più forte difensore al mondo, io rispondo Sergio Ramos. E allora mi si può dire che Ramos è tutto diverso da Chiellini: è impulsivo, per niente tattico, uno che ti fa prendere 8 o 10 gol all’anno, io se ne faccio prendere 2 o 3 non vivo più, lui è molto più tecnico, potrebbe fare l’attaccante, insomma è proprio l’opposto di me. Quando non c’è lui, fuoriclasse come Varane, Carvajal o Marcelo sembrano ragazzini della Primavera".

Un libro pieno di curiosità e considerazioni. Dove Chiellini racconta e si racconta a 360 gradi, dando il giusto spazio anche a due allenatori che hanno rivoluzionato il calcio moderno: “Mourinho col suo carisma ha cambiato il nostro sport. A me piace chi trasmette emozioni, anche se come avversario l’ho odiato, sportivamente parlando, s’intende, perché una volta finita la battaglia rimane solo la stima. Io non porto rancore. Ma negli ultimi due anni il fenomeno della panchina è Jürgen Klopp. Mi fa impazzire durante il riscaldamento delle squadre, prima delle partite, quando si piazza sulla linea di metà campo con il suo metro e novanta e resta a guardare gli avversari sorridendo, a braccia conserte, fermo per un buon quarto d’ora”.

Redazione

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