Ribaltare tutto. Umore, prestazione, momento. I derby, dal primo attimo della loro nascita, esistono anche per questo: avviso appeso da sempre alla porta di San Siro, prima di ogni stracittadina, avvertimento chiaro. E l’esempio di stasera, con l’Inter vincitrice del secondo confronto stagionale contro il Milan, ne è la rappresentazione più perfetta.
Riavvolgere il nastro fino a poche ore fa, commentando ciò che la realtà presenta: un gruppo nerazzurro apparentemente a pezzi, uscito senza creare pericoli all’Eintracht in Europa League, martoriato da assenze, infortuni, casi scottanti destinati a perdurare ancora; un Milan imbattuto dal 22 dicembre in campionato, solido a livello difensivo, come favorito designato per prendersi un terzo posto dal puro sapore di Champions. Eppure gli abbondanti 90’ di oggi, in un San Siro stracolmo, hanno finito per raccontare tutt’altra storia, singolarmente e collettivamente parlando, con Vecino in pole: aspramente criticato per il recente rendimento, al di là di ogni dolce ricordo da Champions; tornato decisivo, per spezzare l’equilibrio della partita dopo 270”, ripetendosi ancora in una gara fondamentale.
Ritrovare la calamita per i big match nel cassetto dei migliori ricordi: attirare l’attenzione di un Milan difensivamente spaesato, soprattutto nei primi 45’, agendo da trequartista a sorpresa e rivelandosi enigma irrisolvibile. E se per un tempo il derby ha visto calamitate le proprie attenzioni sull’uruguagio, la ripresa ha completato il ribaltamento del polo negativo in totalmente positivo: ricordate de Vrij, in difficoltà su Jović e crollato sul campo di fronte al pallonetto ammazza-Europa League per l’Inter? Oggi, semplicemente impeccabile: non una novità a livello di rendimento complessivo, per un giocatore dal valore indiscusso. Ma il raddoppio nerazzurro, Piątek a secco e un pezzo di derby, in 90’ impeccabili, sanno di gomma capace di cancellare tutto ciò che si è visto poche ore fa.
Poi, c’è Lautaro: "L'attaccante forte che può servirci", per bocca di Spalletti. Teorica riserva di Icardi, almeno a inizio stagione, che si ritrova lì, sul luogo del delitto che ha visto protagonista il suo compagno di reparto poco più di 3 anni fa. Stessa porta, stessa situazione: un rigore da calciare, mandato sul palo da Maurito, contro un destro alle spalle di Donnarumma e…alla partita. Con il sacrificio alla base della sua prestazione, fatta di lotta, sudore e impegno, apprezzata da tutti: utile anche a Spalletti per vincere, almeno nella sua gestione, il primo derby senza Icardi, autore di 4 gol nelle precedenti 4 stracittadine.
E alla fine di questi 90’, dove il Milan si riscopre nuovamente, parzialmente debole e tramortito dagli avvii dei big match, lo sguardo a quell’avviso appeso su San Siro ora resta ancor più fisso. Perché la capacità rossonera di “alzare l’asticella”, frase cara a Gattuso, deve essere ancora tutta dimostrata, con un gruppo che per un istante viene meno dopo la lite Kessie-Biglia, risolta prontamente: nonostante le 10 gare consecutive da imbattuto, e un momento precedentemente positivo, il Derby della Madonnina ha ancora una volta ribaltato tutto. Umore, posizione in classifica, prestazione, singoli, gruppo: come Vecino, de Vrij, o più semplicemente l’Inter. Tornata a risollevarsi, dopo mille difficoltà, proprio nella partita più importante. Zero eccezioni, solita regola.