Walter Zenga si prende la scena della piazza genovese, sponda blucerchiata, rilasciando una lunga intervista in cui parla senza freni del rapporto con la società e della situazione attuale di Montella. “Augurarmi che la Samp vada in B? No, sarei un falso. Non sputo nel piatto in cui ho mangiato – esordisce a ‘Radio Anch’io Sport’ su RadioUno – ora deve giocare con Frosinone e Udinese in casa, ha il coltello dalla parte del manico”.
Riguardo il suo esonero, l’allenatore continua ad avere perplessità e punta il dito contro una cattiva comunicazione tra lui e la società: “C’è stata disinformazione: a detta di molti Montella mi ha sostituito per una crisi di risultati ma io, per richiesta della società, dovevo valorizzare i giovani e stare nella parte sinistra della classifica; mi sembrava di essere al passo con le richieste societarie”. Ora la Sampdoria si trova a soli due punti dalla retrocessione, con una media di 0.71 punti a partita nella gestione Montella a fronte degli 1.33 portati da Zenga. “Il vero problema è che non sono mai stato benvoluto a Genova, da una parte della tifoseria, fin dal primo giorno; Ferrero mi faceva vedere i messaggi dei tifosi, non mi volevano – continua un rammaricato Zenga – la gara col Vojvodina ha fatto da spartiacque: eravamo in ritiro dal 1 luglio, ma Eder è arrivato una settimana dopo e Fernando, Muriel, Soriano e Zukanovic tra il 12 e il 15. Dove ho sbagliato? Dovevo far notare questa cosa alla società e posticipare le cessioni di Okaka e Duncan, oltre alla messa fuori rosa di Mesbah”. Nessun episodio clamoroso dunque, ma “un insieme di piccole cose che danno fastidio, anche attribuire l’esonero al fatto che fossi andato a Dubai, quando era stato il presidente stesso a dirmi di andare”.
L’avventura con l’Al Shaab è finita ieri: “Ho dato le dimissioni rinunciando a 4 mesi di stipendio: se non riesci a incidere, te ne vai”. Una convivenza che non è riuscita ad andare a buon fine quella araba, così come il rapporto con Cassano: “Mi è stato detto di valorizzare i giovani e stavo mettendo in luce Pedro, Ivan, Correa e Muriel. Poi mi è stato proposto Cassano, a primo impatto dico no – prosegue Zenga – in ogni caso non è mai stato un problema, la sua gestione stava andando in modo normale e verso novembre si è visto il vero Cassano”. A proposito di giovani, Zenga ci tiene a evidenziare i suoi meriti nella gestione del calciomercato estivo: “L’ultimo giorno di mercato sono stato in hotel con Ferrero, Osti e Romei, mi sono impegnato affinché Eder e Soriano restassero almeno fino a dicembre”.
Il rapporto con Ferrero non è mai decollato: “La differenza è il suo stile di vita, gli auguro di riuscire a diventare un vero presidente di calcio con il passare degli anni”. Terminata ora un’altra avventura, Zenga può guardare al futuro: “La Samp era stato il mio punto di arrivo e tornare in Italia ora sarebbe complicato, non so chi potrebbe darmi questa possibilità. L’Inter? Mancini ha un contratto fino al 2017 e dopo si penserà a qualche altro grande allenatore”.
L’ex portiere nerazzurro non si dà per vinto ed è consapevole di avere una notevole esperienza come allenatore, frutto degli anni passati sulle panchine italiane: “Il nostro calcio è tatticamente il più difficile in assoluto – analizza Zenga – ma ormai Juve, Inter, Milan e Napoli non danno più tanti giocatori alla Nazionale. I nostri attaccanti sono Eder e Pellé, uno che italiano lo è diventato e l’altro che gioca in Inghilterra”. Le difficoltà dunque, sono palesi: “La Samp prima aveva Vierchowod, Dossena, Vialli, Mancini: ora si guarda al bilancio e si punta alla gestione delle risorse, con i parametri zero e i prestiti. Il mondo si sta spostando a Oriente”, chiosa con pessimismo Zenga.
In chiusura, una battuta sulla corsa allo scudetto: “Avrei detto Napoli un mese fa, ma in questo momento la Juve è favorita. La partita con il Bayern? Le assenze non devono essere considerate come un vantaggio, la Juve ha giocatori di straordinario carisma”.