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Data: 28/03/2017 -

Winter: "Vorrei aprire una scuola calcio in Italia. Organizzazione italiana e gusto del gioco olandese: mix perfetto"

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"Vorrei aprire una scuola calcio in Italia". Aron Winter non si dimentica del suo passato nel BelPaese, alla vigilia di Italia-Olanda. La Coppa Uefa alzata al Parco dei Principi con la maglia dell'Inter, proprio ai danni della Lazio, è l'ultimo trofeo vinto in carriera dall'ex centrocampista olandese: impossibile dimenticare. Tecnica, fisico, eleganza, Winter arrivò in Italia nel 1992, dopo aver vinto quasi tutto con l'Ajax e l’Europeo del 1988 con la Nazionale olandese. Adesso è tornato ad Amsterdam, nell’Under 19 dei lancieri, per sfornare talenti come Justin Kluivert, il figlio di Patrick.

"Justin è fortissimo" - si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport - "Elegante come il padre, furbo con la palla e velocissimo, può fare l’ala destra o sinistra ed è capace di fare gol. È più piccolo fisicamente di Patrick, ma ha soltanto 17 anni, può ancora formarsi. E comunque l’ho allenato nell’Ajax e posso assicurare che è un talento anche così. Mio figlio? Mi auguro che faccia la stessa carriera. Jay ha 18 anni, per ora gioca nell’Almere City (in B), lo seguo quando posso e lo incito ad allenarsi e andare per gradi. Credo che il problema dei giovani adesso sia questo: a 15-­16 anni hanno già un procuratore, lo trovo assurdo. A quell’età non ti serve un procuratore. Non bisogna cominciare a pensare ai soldi e ai trasferimenti così presto, si rischia di bruciarsi. Quelli della mia generazione e del gruppo di Sneijder, Robben, Heitinga, Van der Vaart lasciavano l’Olanda quando erano più maturi. Adesso spesso i ragazzi scappano dal campionato olandese troppo presto. Se arrivano in un grande club non si ambientano, non trovano spazio in prima squadra e non tutti i Paesi hanno un campionato di seconde squadre dove fare apprendistato. Finiscono così per girare in prestito qua e là e non giocano più. E se giochi poco non puoi maturare".

L'Olanda non è in crisi: "Proprio no, perché i talenti ci sono. Il problema è che i nostri giovani devono avere il tempo di crescere. Questo è un fattore importante, il tempo: non te lo danno in Italia, ma nemmeno in Inghilterra o in Spagna o Germania. I top club sono così dappertutto, devono vincere, vincere, vincere. Penso a Memphis Depay: ha un grande talento, al Manchester United ha avuto qualche problema, adesso in Francia, al Lione, sta facendo vedere quanto vale. Ha 23 anni, gli serve ancora un po’ di pazienza. Il problema della nostra nazionale è che potrà diventare buona con i ragazzi che stanno crescendo in 2­3 anni, ma intanto succedono disastri e bisogna chiedersi perché. Il gruppo del 2010 era già più maturo di questi nuovi giocatori, Sneijder e compagnia avevano 25­-26 anni e soprattutto avevano in squadra gente come Van Bronckhorst che era della generazione precedente. Ma non si devono fare le convocazioni in base alla carta d’identità. Bisogna trovare i più bravi, i più in forma e farli giocare. Francamente lo spettacolo di Bulgaria-­Olanda è stato pessimo. Parliamo sempre di possesso palla, occasioni sprecate, di attaccanti finalizzatori che mancano. Non c’è soltanto questo. L’Olanda non gioca più neanche bene".

L'Olanda ha mancato l'appuntamento in Francia della scorsa estate: "Quando accadono questi disastri non c’è mai un solo colpevole. Possono esserci stati errori dei giocatori, ma bisogna interrogarsi anche sulla guida tecnica. L’esclusione dall’Europeo 2016 logicamente ha provocato un disastro nel nostro movimento calcistico, bisogna trovare il modo per tirarsi fuori da questo serie nera. L’Olanda ha tradizione e ripeto ancora, anche tanta qualità. Deve stare sempre nel gruppo delle migliori. Nuovi talenti? Ce ne sono parecchi e se devo scegliere un nome faccio quello del difensore Matthijs de Ligt che ha esordito in Bulgaria a 17 anni. Esordio difficile, ma noi all’Ajax sappiamo quanto vale Matthijs". Olanda-Italia, tre sconfitte per Winter: "Non si poteva mai vincere, appunto. Se dovevano fare un gol, lo facevano. Se dovevano difendere un pari, ci riuscivano. Noi avevamo magari molte occasioni, loro segnavano. Era sempre così".

Sulle ex, Lazio e Inter: "La Lazio sta lavorando bene da alcuni anni, l’Inter ha avuto una brutta annata e si sta riprendendo. Ma io dico che se non avesse fatto l’errore di mandare via Frank de Boer avrebbe avuto una grande squadra nel giro di 2­-3 anni. Frank non ha potuto costruire, ma l’Inter, come la Lazio, è un grande club, e sono certo di una cosa: il matrimonio fra l’organizzazione che si trova in un grande club italiano e il pensiero di un allenatore olandese può produrre successi. La cura dei dettagli e del risultato con il gusto del gioco che abbiamo noi: sarebbe un cocktail perfetto, ma ci vuole sempre tempo per far funzionare le cose. Il tempo serve a tutti, non soltanto ai talenti giovani".



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