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Data: 11/02/2016 -

West Ham, Ogbonna: "Questo club ha una grande storia, mi ricorda il Torino"

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L'ha decisa lui. Segnare un gol decisivo al 120' di West Ham-Liverpool non capita spesso, soprattutto se di mestiere fai il difensore e con il gol non hai mai avuto un grandissimo feeling. Angelo Ogbonna è riuscito a trascinare i suoi in FA Cup e si gode il momento: "Ancora adesso non riesco a scrollarmi di dosso l’emozione - si legge nelle pagine di Tuttosport - Non è solo per il gol, ma anche per il modo con cui è arrivato: all’ultimo secondo e in una partita così importante. Non sono mai stato un goleador. Sono state di buon auspicio le parole del mio procuratore che mi aveva preannunciato la svolta quando mi sono trasferito in Premier League. E' stato speciale segnare al Boleyn Ground perché questo è l’ultima stagione in cui giocheremo in questo storico impianto". Prime impressioni sul calcio inglese: "Qui il calcio è più dinamico e i tatticismi passano in secondo piano. Le piccole non hanno paura di affrontare le grandi come da noi, anzi è uno stimolo in più per esaltarsi. Il campionato più difficile? Non saprei, di certo il più competitivo. In Premier puoi vincere un campionato con 70 punti e tutte le squadre arrivano attaccate, mentre in Serie A e nella Liga il divario è enorme. Compagni? Dire Payet è troppo facile, è l’idolo dei nostri tifosi: fisicamente ha dimostrato di non aver paura dei contrasti duri della Premier e poi ha l’intelligenza calcistica per saper fare la differenza. Altri che potrei citare sono l’argentino Lanzini e l’ex doriano Obiang. Avversari? Ho visto tanti grandi talenti, quello che più mi ha colpito in prospettiva futura è Martial del Manchester United. Mi ricorda moltissimo Coman, mio ex compagno alla Juve e ora al Bayern. Entrambi hanno la giusta personalità e spensieratezza per sfondare". West Ham come il Torino per Ogbonna: "Questi due club hanno una grande somiglianza , hanno una grande storia, e i tifosi sono eccezionali sia in casa che soprattutto fuori. È un club tipicamente londinese, non è posh, ma è radicato nell’est di Londra, è molto cockney. Anche per questo inizialmente facevo fatica a capire l’accento del capitano Noble e di altri miei compagni, mi ha facilitato l’inglese più semplice parlato dal mio allenatore. Bilic? È lui che mi ha voluto qui. Ha un grandissimo carisma, riesce a leggere le partite in modo eccezionale. È un rockettaro, i risultati ottenuti contro il Liverpool sono nati anche da alcuni suoi gesti curiosi: ricordo che prima della partita vinta ad Anfield mise nello spogliatoio della musica rock, era un modo per caricarci". Bilic diverso dagli altri allenatori avuti dal centrale della Nazionale: "Ho avuto allenatori completamenti diversi. Il più carismatico è stato senza dubbio Conte. Il più ‘professore’ penso sia stato Ventura, mentre Allegri invece è stato il più folle". Follia positiva, naturalmente: "È folle nelle sue decisioni, è folle la sua positività nelle situazioni più difficili. È folle il modo in cui ci ha guidato alla finale di Champions. Anche alla vigilia di partite delicate come quella contro il Real aveva quella geniale follia di farci sembrare facili le cose difficili. Con lui ho sempre avuto un buon rapporto". Capitolo Nazionale: "È normale che ci spera e ci creda. Forse mi aspettavo qualche convocazione in più, ma se arriverà la chiamata è perché me lo sarò meritato. Non sono uno che cerca di sponsorizzarsi o arruffianarsi l’allenatore. So che il ct mi conosce e se le mie prestazioni in campo saranno all’altezza penso che arriverà il mio turno". Juventus-Napoli: Higuain pericolo numero uno? "È sicuramente un ottimo attaccante che sta vivendo il momento migliore della sua carriera. Juve-Napoli sarà una bellissima partita da vedere: il Napoli sta esprimendo un bellissimo calcio e la Juve ha grandissime individualità e ha soprattutto esperienza in sfide di questo livello. Non faccio pronostici, ma mi auguro che vincano i bianconeri, ammetto di tifare Juve". Sulla crisi del Torino: "Per me si tratta di un periodo passeggero. Da quando sono andato via ho visto il Toro crescere in maniera esponenziale ed il merito è stato soprattutto dell’allenatore, che ho potuto conoscere molto bene. Una persona come Ventura che ha fatto la fortuna di molti di noi non l’ho mai incontrata. È normale questa fase di transizione: il Toro vive di cambiamenti ogni anno, non è facile trovare una stabilità, ma nonostante tanti innesti giovani è una squadra che cerca sempre di esprimere un buon calcio. Quando ha fatto bene è perché ha avuto stabilità e la possibilità di lavorare con lo stesso gruppo per 2-3 anni. Quindi Ventura rimane l’uomo giusto per me".


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