“Adattarsi al calcio spagnolo è stato difficile: nuova cultura nuova lingua, anche se è simile all’italiano” così è iniziata l’avventura di Vrsaljko all’Atletico Madrid, qualche difficoltà, prima di ambientarsi. Da Sassuolo alla capitale spagnola. Da Di Francesco a Simeone. “Non voglio confrontali, però ognuno ha il proprio stile, ma Eusebio è pronto per una grande squadra”, anche se all’inizio l’allenatore argentino non lo ha impiegato con continuità: “Non giocavo molto, ma ho sempre creduto in me e ora mi sento benissimo, non ho mai pensato di aver fatto la scelta sbagliata” ha detto ad AS.
Un ambientamento nel calcio spagnolo e dell’Atletico facilitato soprattutto dai suoi tre compagni di nazionale Rakitic, Modric e Mandzukic. Un rapporto speciale soprattutto con il centrocampista del Real Madrid perché come lui viene da Zara e da lui ha ereditato la maglia numero 14 ai tempi della Dinamo Zagabria. Un rapporto speciale anche con i tifosi colchoneros consacrato due settimane fa quando per la prima volta hanno cantato il suo nome nella partita contro il Valencia: “È stata una sorpresa, stavo giocando e ho sentito il mio nome”.
Riconoscenza anche per quanto accaduto a Fernando Torres, ma non chiamatelo eroe: “Penso che quando uno vede un suo amico disteso a terra, deve aiutarlo, ecco perché ho reagito così. È la prima volta che faccio qualcosa di simile, mi hanno detto più volte che la prima cosa da fare è tirare fuori la lingua per non bloccare la respirazione”.
Poi torna a parlare di campo: “Il nostro obiettivo è fare bene in campionato e qualificarsi al prossimo turno di Champions League. Contro il Leverkusen è una partita importante, dobbiamo dare il 100%. I tifosi vogliono la Champions, posso solo dire che lasceremo il cuore in campo”.