"Il gol dell'ex". Un best seller ormai, un classico della storia del calcio, a volte talmente scontato che qualcuno lo ha ribattezzato "la legge dell'ex". E magari a segnare alla tua squadra del cuore è proprio chi fino al giorno prima ti faceva esultare e veniva a ballare sotto la curva. Storie di calcio, di rapporti chiusi male o, al contrario, chiusi con messaggi d'amore eterno e promesse di ritorno. Da qui il dilemma: esultare o non esultare? Ieri Gonzalo Higuain ha scelto la seconda, un gesto spontaneo, che già l'ingresso in campo aveva lasciato presagire: al "Pipita" stava per scendere qualche lacrima mentre suonava l'inno della serie A.
Gonzalo è solo l'ultimo esempio. Che fare in caso di gol dell'ex? C'è chi sceglie di non esultare, o di festeggiare il gol in modo più composto, per rispetto nei confronti dei vecchi tifosi. E c'è chi invece aspetta al varco la vecchia squadra per sfogare tutta la delusione per un periodo poco felice o una cessione mal digerita. C'è poi chi in carriera ha cambiato spesso maglia e si trova ad affrontare una ex squadra quasi ogni domenica. Le opinioni sono contrastanti, in fondo il gol e il festeggiamento che ne segue sono un po' l'essenza del calcio e a volte, come si usa dire, "valgono il prezzo del biglietto".
Tra i casi più famosi di non esultanza c'è quello del 26 novembre 2000, quando Gabriel Omar Batistuta decise Roma-Fiorentina. Il gol ai viola non solo non fu festeggiato, ma a "Batigol" scese anche qualche lacrima. Andò vicino a piangere anche Frank Lampard, durante un Manchester City-Chelsea. Al minuto '85 la sua rete fu presa dall'ex capitano dei 'blues' come un autogol e ne seguì una muted celebration. A fine gara Lampard andò sotto la curva dei tifosi del Chelsea quasi a scusarsi, ricevendo in cambio applausi e cori. I tifosi dell'Inter ora lo invocano a gran voce per la panchina,ma Diego Pablo Simeone li fece piangere il 5 maggio del 2002, segnando la rete del 3 a 2 durante il match tra la Lazio e nerazzurri. La sconfitta finale per 4 a 2 consegnò lo scudetto alla Juventus e Simeone rimase a lungo scioccato dopo quella rete.
Un po' come Cristiano Ronaldo il 5 marzo 2013. "We want you back Ronaldo, but don't score tonight" recitava lo striscione dei tifosi dei Red Devils. Cristiano segnò il gol del 2 a 1, portando poi la mano sul petto in segno di scuse e di rispetto. Clamoroso quello che successe ai tifosi del Cagliari nel gennaio del 2011. Nel giro di una settimana Alessandro Matri si trovò a segnare prima una doppietta con la maglia rossoblù, al Bari: era il 30 gennaio. Poi, dopo appena 5 giorni, la segnò con la maglia della Juventus: indovinate a chi? L'attaccante lombardo preferì non festeggiare l'impresa. C'è anche un esempio di gol "quasi da ex" tra Nazionali. E' il caso di Lukas Podolski, polacco di Gliwice, ma trasferitosi in Germania da piccolo. Durante Germania-Polonia del 9 giugno 2008, gara inaugurale del girone degli Europei, Podolski segnò la doppietta decisiva e non esultò.
Passiamo invece ai casi di "cori 'ngrati" più famosi. Quello per eccellenza è Josè Altafini che il 6 aprile del 1975 segnò al minuto 88 di Juventus-Napoli, gara decisiva per lo scudetto: gol festeggiato esultando. Andando in ordine cronologico, indimenticabile per i tifosi della Roma rimarrà il gol di Pruzzo, siglato il 30 giugno 1989 durante un Roma-Fiorentina giocato a Perugia, spareggio valido per l'accesso in Coppa Uefa. Quello fu l'ultimo gol in carriera del bomber genovese e l'unico della stagione, festeggiato sotto la curva giallorossa dopo 10 anni di Roma. L'undici marzo del 2007 arrivò il turno di Ronaldo, che segnò il gol dell'uno a zero durante il derby tra Milan e Inter. Il "fenomeno" andò sotto la curva interista e festeggiò portando le mani alle orecchie.
Scena simile a quella vista il 14 novembre del 2010. Stavolta è Ibrahimovic a dare un dispiacere ai cugini interisti, quando su rigore portò in vantaggio il Milan ed esultò sotto la curva a braccia aperte. Clamorosi e smodati, invece, i festeggiamenti di Emmanuel Adebayor. Il12 settembre del 2009, dopo aver segnato il gol all'Arsenal del suo mentore Arsene Wenger, l'attaccante togolese, passato al Manchester City, corse verso la curva opposta dove stazionano i suoi ex tifosi, quelli dei gunners, trattenuti a stento dagli steward.
Tra gli ultimi esempi Hernanes, il "profeta" che lasciò in lacrime la Lazio per passare all'Inter. Il 10 maggio del 2015 stese i biancocelesti con una doppietta festeggiata con la solita capriola, poco gradita dai sostenitori laziali. Il 21 novembre scorso è arrivato il turno d Mattia Destro, che durante il match tra Bologna e Roma si levò qualche sassolino dalla scarpa con un'esultanza rabbiosa al gol del 2 a 2. La rete arrivò su rigore, a tre minuti dalla fine. In chiusura di questa rassegna impossibile non citare Fabio Quagliarella. La sua è diventata quasi una "sindrome". Fabio non riesce proprio a esultare con le sue ex squadre, tanto da far arrivare i tifosi del Torino a chiedere la cessione la scorsa stagione. Per il "Quaglia" sono più di venti i gol da ex in carriera.