Dusan Vlahovic si racconta, tra ambizioni e speranze. Il centravanti della Juventus ha rilasciato un'intervista al sito ufficiale della Federazione calcistica serba nella quale affronta diversi argomenti: gli obiettivi della prossima stagione in bianconero, le sue sensazioni su Euro 2024 e infine un curioso aneddoto con Djokovic.
Le parole di Vlahovic: dal sogno Scudetto con la Juventus alla partecipazione a Euro 2024
L'attaccante serbo ha cominciato commentando la stagione appena conclusa con i bianconeri: "La Juventus è uno dei club più grandi al mondo ed è abituata a vincere trofei ogni anno. Fino a febbraio eravamo in corsa per lo Scudetto, ma alla fine l'Inter lo ha vinto con merito. Non ne faccio un dramma, questa stagione potrebbe rappresentare un grande trampolino di lancio e un grande incoraggiamento per noi. Abbiamo visto che possiamo competere per questi traguardi, sicuramente la Juventus deve tornare a vincere il campionato".
"Non sappiamo se vinceremo l'anno prossimo, ma stiamo aprendo un nuovo ciclo, abbiamo tanti giovani, e sicuramente lotteremo il titolo. Siamo tutti molto contenti della vittoria della Coppa Italia: onestamente, questo era il nostro obiettivo all’inizio dell’anno insieme alla qualificazione diretta alla Champions League, ci siamo riusciti e per questo siamo contenti", ha proseguito Vlahovic.
Riguardo alle sensazioni su Euro 2024: "Tutte e tre le partite saranno difficili, siamo in un girone complicato. L'Inghilterra è tra le favorite per vincere il torneo. La Slovenia ha giocato molto bene nelle qualificazioni, e ha battuto anche il Portogallo. La Danimarca gioca ad alto livello e all'ultimo Europeo è arrivata fino alle semifinali".
"Anche noi siamo una buona squadra, siamo pronti a competere con tutti. Giocheremo con fiducia, coraggio e, soprattutto, con unità. Penso che possiamo fare bene", ha continuato l'attaccante serbo.
Infine, Vlahovic ha svelato del suo incontro con il proprio idolo, Novak Djokovic, avvenuto dopo la gara della sua Juventus con il Cagliari a novembre: "Non abbiamo potuto berci un caffè insieme. Sono un po' timido con le persone quando non le conosco bene, non volevo fargli tante domande: ho sempre la sensazione di dare fastidio o di disturbare, e non volevo assolutamente, specie dopo la partita. Poi è stato lui stesso a chiedermi alcune cose, abbiamo parlato di molti argomenti: mi ha fatto un'impressione incredibile. Mi piacerebbe poterlo incontrare di nuovo o parlare al telefono. Mi ha lasciato un numero e mi ha detto: 'Ogni volta che hai bisogno di qualcosa, non esitare, sentiti libero di chiamarmi, sono sempre disponibile'. Per me è stato un onore immenso, lui è il migliore nella storia del tennis e uno dei migliori nella storia dello sport in generale. Questo gesto dimostra quanto sia un campione come persona, quanto sia umile, quanto provi sentimenti per gli altri e sia educato".