Torna a parlare Vieri, e l’argomento principale dell'intervista è stato il suo amore calcistico per i colori nerazzurri. L'ha raccontato a Sky, nel corso della trasmissione “I signori del calcio”: “All’ Inter sono stati sei anni molto intensi, perché dovevamo vincere e non eravamo attrezzati per farlo. Juve e Milan erano più forti di noi, però era da tanto che l’Inter non vinceva, quindi c’era tanta pressione su di noi da parte di tutto l’ambiente e a volte facevo fatica”. L’anno giusto però sembrava finalmente arrivato: squadra galattica, allenatore preparato, pochissimi passi separavano l’Inter dallo scudetto. Poi? “Abbiamo perso uno Scudetto da soli, il 5 maggio, ed è stato molto pesante. Secondo me se avessimo vinto lì, sarebbe cambiato tutto. E invece poi Ronaldo è andato via, Cuper lo stesso, dopo 4 mesi è andato via, e così tanti giocatori. Cambiavamo sempre, secondo me anche troppo. Non eravamo mai “stabili” e secondo me per vincere ci devono essere una società e una squadra stabili”. Vieri però non ha rimpianti, quando scendeva in campo dava tutto, sempre: “Io sono contento perché ho dato tutto quello che avevo. Quando giocavamo, c’erano sempre 70-80 mila persone e lo stadio era sempre strapieno. Era davvero perfetto, tutto bello, quindi c’era in teoria tutto per vincere. Però non si è mai vinto”. Sembra quasi impossibile, soprattutto perché in quell’Inter a fare con coppia con Vieri c’era un certo Ronaldo: “Peccato che non abbiamo giocato molto insieme e che ci siamo fatti male. Ci facevamo male una volta lui, una volta io; una volta lui, una volta io. Non abbiamo mai giocato 20-30 partite insieme. Però eravamo la coppia dei sogni, perfetti. Io l’avevo detto al Presidente: “Non cederlo, non cederlo! Ha vinto il Mondiale e lo cedi ora? Lo stiamo aspettando e lo cedi ora? E io che faccio qua?”. Però era o lui o Cuper, no? Quello che eravamo io e Ronaldo all’Inter rimane e rimarrà per sempre. Cioè, i due più forti che l’Inter abbia mai avuto, non ci sono tanti giri di parole”.
Dal campo alla vita privata, Vieri torna su un argomento che lo ha scosso parecchio nei suoi anni passati all’Inter: “Ho scoperto le intercettazioni, i pedinamenti. Non ce n’era proprio motivo: tutti sapevano cosa facevo, tutti sapevano quanto mi allenavo. Che facevo? Non facevo niente! Tutti dicevano che Vieri usciva la sera. Solo la domenica uscivo, come tutti. Quindi non c’era nessuna cosa per far sì che mi dovessero intercettare o pedinare, non c’era un perché. Poi ho fatto quasi un gol a partita, quindi che motivo c’era? Quella parentesi purtroppo fa parte della mia vita nell’Inter, però io guardo alla parte di quei sei anni in cui ho giocato, i compagni, i gol, anche le sconfitte. Tutto quanto è sempre e comunque bello, perché giocare titolare nell’Inter è sempre una cosa importante”. Sono passati tanti anni ormai, quindi tutto acqua passata? “Ma sì, ormai non ci penso più. E’ successo e se mi chiedete il perché, non ne ho idea. Se ho perdonato il Presidente Moratti? Ma sì, è stato il mio Presidente per sei anni, mi ha comprato a 90 miliardi, mi ha fatto dei contratti alti e gli sarò sempre riconoscente per questo. Poi, per il resto, è andata come è andata. Cosa posso fare? Quando è venuta fuori la cosa, avrebbe dovuto quantomeno chiamarmi (Moratti, ndr) per dirmi: “Vieni da me, ho fatto questo, questo e quest’altro, mi dispiace”. Io avrei fatto così, io se sbaglio chiedo scusa, però non l’ha fatto e va bene così, non c’è problema. Ho fatto 132 gol e gli ho fatto vendere tante magliette col numero 32! (ride, ndr) Quindi, ho la coscienza a posto".