Pianificazione contro temperamento. Un’altra lettura per Sassuolo-Empoli, finale di questa edizione della Viareggio Cup. Ma partendo dal particolare, per arrivare poi al quadro più ampio, una sfida nella sfida è quella tra Scamacca e Giacomel. Ruoli opposti, vicini in campo. Il primo per fare gol, il secondo per evitarli. L’attaccante del Sassuolo, investimento della società neroverde, finora nella competizione ne ha segnati due, contro Fiorentina e Inter. Ed è stato suo l’ultimo rigore (decisivo) contro il Torino che ha lanciato la squadra di Mandelli in finale. Storica, perché la prima. Il portiere dell’Empoli invece di gol, nelle cinque occasioni in cui ha difeso i pali al Viareggio, ne ha subito uno solo (nella fase a gironi). Ottavi, quarti, semifinale: clean sheet, come direbbero ad altre latitudini. Zero reti e porta blindata.
Settori giovanili a confronto e due ‘non’ big nella finale della vetrina green internazionale per eccellenza. Non proprio le favorite per il titolo all’inizio, ma i cammini di entrambe le hanno portate a giocarsi questo ultimo atto a suon di gol. Fatti ed evitati. L’ultima Primavera ‘non pronosticata’ che si portò a casa la Viareggio Cup fu il Genoa nel 2007 che vinse in finale contro la Roma. Poi da allora la Coppa è stata alzata per quattro volte dalla Juve, tre dall’Inter, una dal Milan e un’altra dall’Anderlecht. Il Sassuolo non ne ha mai vinta una, l’Empoli invece ne ha una in bacheca. Quella datata 2000, vinta contro la Fiorentina.
Ma qualcosa in comune queste due Primavere ce l’hanno. A partire dagli allenatori e dalle loro esperienze viareggine. Mandelli da un lato, Dal Canto dall’altro. Entrambi vincitori di questo stesso trofeo da giocatori. Il primo nell’86 con la maglia dell’Inter, il secondo nel ’94 con la Juventus. Altri tempi, eppure sono di nuovo qua. A un passo dall’alzarla ancora, anche se in altre vesti. Entrambi alla guida di due Primavere manifesto di due settori giovanili interessanti, organizzati e che rispecchiano la filosofia delle rispettive società: sempre con uno sguardo al futuro. E al presente certamente.
“Abbiamo una società forte, da quando sono arrivato il direttore mi ha dato un input forte: di voler crescere. La differenza l’ha fatta il gruppo che ha dei valori. Per noi che siamo una società giovane e siamo partiti due anni fa a fare un grande lavoro col settore giovanile, stare al livello delle altre, delle grandi, significa già aver messo tanti valori in tutti i gruppi. Abbiamo messo le basi solide per fare un lavoro di continuità e duraturo”, le parole di Francesco Palmieri, responsabile del settore giovanile del Sassuolo ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com. “Cerchiamo di impostare il lavoro cercando dei ragazzi che abbiano dei valori, che abbiano voglia di fare e che non ci diano preoccupazioni. Cerchiamo di trovare i giovani consoni al nostro modo di ragionare e di fare calcio”, ha poi proseguito Palmieri. Lì a Reggio Emilia, dunque, è fondamentale il gruppo. “Unito e con dei valori”. Così come ad Empoli, altra società che ha sempre un occhio di riguardo per la sua parte più ‘verde’.
“Abbiamo affrontato questo Torneo di Viareggio da ‘garibaldini’ e lo finiremo così, alla stessa maniera”, la promessa di Palmieri sul suo Sassuolo. Mentre Dal Canto ha spesso elogiato il temperamento dei suoi e posto l’accento sulla maggiore concretezza trovata in questo cammino: “Siamo più maturi, i ragazzi stanno crescendo fisicamente e mentalmente come è normale che sia. Ora sappiamo gestire le nostre energie e siamo in grado di dettare i tempi di gioco. Restiamo una squadra che crea tanto, ma concretizza poco. Va detto però che in questo torneo abbiamo subito poco concretizzando di più e questo mi ha sicuramente fatto piacere”.
Due realtà a confronto, al centro quella Coppa. Novanta minuti, o forse più, per conoscere la nuova vincitrice della Viareggio Cup, tra le due piacevoli sorprese arrivate in finale in questa edizione. Sassuolo ed Empoli, così lontane così vicine. Specchio di una gioventù che avanza e vuole vincere. Frutto di lavoro e organizzazione, serbatoio per le prime squadre. Pianificazione e temperamento insieme.