Juventus-Olympiacos, l'attesa è finita. Secondo appuntamento in Champions per i bianconeri, che dopo la finale di Cardiff e la netta sconfitta di Barcellona vogliono tornare a vincere. Che stagione attenderà la Juventus? Domanda che Tuttosport ha fatto a Gianluca Vialli: "Ho avuto come l’impressione di un avvio di stagione in terza marcia" - dichiara l'ex bomber dei torinesi - "E’ stata un’estate particolare dopo Cardiff, acquisti di primissima qualità sono passati in secondo piano: si parlava di più di Bonucci... A Barcellona è arrivata una batosta, ma penso che lì sia cominciata la stagione bianconera, e col Torino è stata una Juve fantastica. Con l’Olympiacos mi aspetto una conferma, è stato acceso l’interruttore. Poi Allegri, con la solita intelligenza, piano piano sta arrivando ai giusti equilibri".
Piccolo passo indietro... "A Berlino c’era una squadra troppo forte. La Juve fece una gran partita, ma il Barcellona era al massimo. Con il Real penso sia stata una delle Juve meno belle della stagione scorsa: nella ripresa sono mancate caratteristiche bianconere come determinazione, cattiveria agonistica, voglia di stare sul pezzo. Però c’era stato forse un finale di stagione in calando, con lo scudetto vinto in anticipo. E comunque c’era un’avversaria molto forte, a Cardiff". Dybala sembra aver compiuto l'ultimo passo verso la consacrazione: "Si cresce anche attraverso sconfitte e paragoni. Penso a Del Piero con Platini e Baggio. Ma tutti hanno capito che, quando Messi abbandonerà l’Argentina, magari dopo il Mondiale, la squadra verrà consegnata ai piedi di Dybala. Paulo oggi gioca in una Juve di grandi campioni ed è bravo a esprimersi in un contesto simile. Ha trovato il giusto equilibrio tra disciplina e libertà, quello che deve darti un numero 10".
Mercato da promuovere secondo Vialli: "Quando sentivo dire che la Juve stava su Keita, mi domandavo: “Ma a cosa serve?”. E tra i centrocampisti dicevo: “Speriamo che prendano Matuidi”. In Francia hanno gente di talento, ma per Deschamps il primo nome era Matuidi. Me lo descrivono umile, gran lavoratore, entusiasta, una furia quando pressa. Dopo Cardiff serviva gente che desse la scossa: Douglas Costa, Bernardeschi, uno dei giovani più bravi in Italia, Howedes, un acquisto intelligente, con gli stimoli giusti. La Juventus non deve porsi limiti, poi è questione di come stai a marzo-aprile. Credo che Allegri abbia lanciato messaggi significativi la settimana scorsa: “Nessuno ha mai vinto 7 scudetti di fila, è difficile ma noi dobbiamo provarci”. Non ha parlato di Champions, il che mi porta a pensare che invece ci stia pensando molto".
Pronostico sulla Champions: "La mia favorita era il Psg: tanti anni in alto, l’acquisto di fenomeni come Neymar e Mbappè, che mi ricorda da matti Henry, un tecnico vincente come Emery. Poi litigano per i rigori... Questi problemi di spogliatoio possono influire, ma se li risolvono vincono loro. Quindi Real, Barcellona, Bayern, Chelsea, le due di Manchester. Noi siamo tornati a essere temuti anche perché gli allenatori ci conoscono: Conte, Mourinho, Ancelotti, Zidane, Guardiola sanno che siamo sempre da prendere con le molle. Un rispetto che ci ha portato anche ad avere quattro italiane nella Champions del 2018". In chiusura d'intervista l'ex numero nove dei bianconeri dice la sua sul campionato: "Quest’anno lo scudetto lo decidi negli scontri diretti e poi contro squadre di seconda fascia come Fiorentina, Atalanta, Torino, Lazio o Samp. Le altre sono troppo distanti. Dipende da quando incontrerai queste di seconda fascia. Se le trovi quando stanno andando bene, come la Samp adesso, tutto diventa più complicato".