“Noi costruiamo delle macchine”. La Serie A come la Formula 1, il settore giovanile come una scuderia in grado di sfornare talenti. Giovani con un futuro da scrivere, macchine pronte a scaldare il motore, restando nella metafora. “Anche se ce ne sono tantissime, si spera poi che qualcuna diventi appetibile per il mercato e sia molto ricercata. Infatti noi non disdegniamo di costruire l’utilitaria come la fuoriserie”. Pronti, partenza, via. Ecco Zingonia. E le parole sono quelle di Maurizio Costanzi, responsabile del settore giovanile dell’Atalanta. Una “macchina complessa e articolata”, tanto per rimanere in tema. Lavoro e soddisfazioni. La più recente? Essere l’unico club ad aver qualificato 4 formazioni giovanili tra le prime 8 d’Italia (dall'Under 15 alla Primavera di Bonacina). “Tutto frutto di un lavoro di gruppo che ci ha portato a raggiungere questo traguardo. I risultati fanno sempre piacere, ci danno una mano e ci confortano anche se non sono l’obiettivo del settore giovanile. Ma testimoniano che c’è un lavoro e un progetto unitario”, ha spiegato Costanzi ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com.
Si inizia con i più piccoli di 7/8 anni, fino ai 18 e quel tanto cercato ‘salto’ in prima squadra. O comunque nel calcio che conta. “I ragazzi cominciano con l’attività di base insieme ai tecnici. Portiamo avanti una didattica che da tanti anni l’Atalanta cerca di consolidare, e adesso troviamo continuità anche nella tenuta agonistica”. Un lavoro di squadra, insieme a Giancarlo Finardi (coordinatore attività agonistica del settore giovanile) e Stefano Bonaccorso (coordinatore delle attività di base): tutto parte della ‘filiera’ Atalanta, al termine della quale adesso c’è Giampiero Gasperini. “E’ fondamentale avere un allenatore della prima squadra che conosce i ragazzi del settore giovanile, che li viene a vedere quando ha tempo e possibilità. Per conoscerli, per capirli - ne è sicuro Costanzi -. Noi dobbiamo portarli ad essere una macchina pronta per fare la Formula 1. Questo si fa avendo anche un feedback di ritorno da chi sta sopra: persone sensibili che ti fanno capire se sei sulla strada giusta, se qualcosa va corretto, cambiato o dosato”.
Così lavora l’anima più ‘giovane’ della Dea. “Un ragazzino qui compie un pezzo della sua vita con noi con tutte le difficoltà di periodi particolari come l’adolescenza o la pre-adolescenza. Segreti? Sviluppare una progressione calcistica, didattica e umana nel modo più coerente possibile. Ma non vogliamo inventare niente, né far pensare a chissà cosa di fantastico”. Crescita sì, ma anche, talvolta, quel passaggio dal sogno alla realtà, alla disillusione: “Infatti ci vuole equilibrio emotivo, e con le famiglie, per restare con i piedi per terra. E’ come a scuola: si parte tutti insieme poi qualcuno arriva a fare il ragioniere, qualcuno l’ingegnere, e così via”. Insomma, il punto di arrivo è chiaro ma non tutti i giorni da Zingonia esce un Gagliardini o un Caldara, per esempio.
Buoni maestri (sul campo e non solo) e un progetto funzionale agli obiettivi. Ecco quali: “Le emozioni per i tifosi, la produzione di giocatori per la società e un continuo re-investimento attraverso lo scouting di nuovi calciatori da acquisire. E’ una macchina complessa, non è un giochino, non è il fantacalcio”. No, niente ‘fanta’. Qui è vita reale. Per questo un’altra componente essenziale di un lavoro produttivo è “avere un concetto di famiglia. E i Percassi sono fortemente presenti in tutte le dinamiche di questa società. Sia il presidente Antonio che il figlio Luca (amministratore delegato, ndr). Sono presenze rassicuranti, stimolanti, lungimiranti ed attaccati al territorio. Con l’Atalanta nel DNA. Questo facilita molto perché il radicamento territoriale è un valore da non perdere”. Anzi, è da coltivare e da lasciare in eredità. A tutti e 313 i ragazzi, tesserati Atalanta, che fanno tuttora attività nel settore giovanile nerazzurro.
“Alcuni nostri giovani sono chiacchierati. Parecchi sono osservati e credo che sia positivo”. Capitolo mercato, pagine sempre aperte di un libro senza la parola fine. Complesso, articolato anche questo. Tra ‘promozioni’ interne e rinforzi dall’esterno: “Se uno entrasse a Zingonia e passasse qui anche solo mezz’ora capirebbe tante cose. Ci sono tanti ragazzi che si muovono sul campo, tante persone che li osservano, tanti per capire se si stanno facendo le cose bene o meno bene e si respira un’aria positiva. Intorno al campo ci sono gli scout che controllano quello che abbiamo qua dentro e cosa possono portare da fuori. Ci sono i preparatori che si confrontano. E tutti sono funzionali uno all’altro. E’ sempre un qualcosa in dinamico cambiamento”. Ecco spiegata la ‘macchina’ Zingonia.
Complessa e piena di componenti. E in un ragazzo cosa non deve mancare? “La motivazione. Senza questa si rischia davvero di perdere potenziali enormi. Certo, poi ci sono i ragazzi che maturano prima, quelli che maturano dopo e bisogna saperli aspettare. C’è la componente tecnica prima di tutto, poi quelle fisica, quella atletica e quella caratteriale. Noi dobbiamo solo cercare di sviluppare le loro capacità nel modo migliore possibile, con degli insegnanti sensibili e concreti nel poter dare a questi ragazzi un’opportunità”. Sinonimo di ‘futuro’.
Foto: atalanta.it