“Già sposato? A 24 anni?”. “Sì, con una bambina che ha appena compiuto tre mesi”. Ginevra, la piccola di casa Carraro “ha sconvolto un po’ tutta la nostra vita, anche se fortunatamente è brava e dorme tutta la notte”. E allora Federico può sorridere e pensare soltanto al pallone. “Perché il problema sono io! Mica la bambina o i difensori da affrontare…”, scherza (neanche troppo) Carraro. Classe ’92, un passato alla Fiorentina da attaccante ed un presente nel Teramo da regista: “Adesso sto bene, finalmente”. Quattro parole che dipingono il suo momento. Gol al Forlì per i tre punti e per la liberazione personale, dai malumori e dagli infortuni: “I pensieri me li do da solo, ho avuto questo stiramento che, con le ricadute, mi ha tenuto fuori due mesi e mezzo…”. Ma al Teramo “si sta molto bene, società seria dove c’è un presidente affettuoso che ci fa sentire come una famiglia. Magari ora i risultati non aiutano…”. E la città? “Rispetto a Firenze… diciamo piccola, ma si sta bene. Abitiamo in centro, la piccola cresce tranquilla… siamo felici”.
Una famiglia felice, i Carraro. Federico e Giulia convivono da sei anni, sono sposati dal 20 giugno 2015 e da tre mesi sono in… tre: “Mi ha seguito ovunque, la nascita di Ginevra è stata la ciliegina del nostro rapporto. Loro due mi hanno aiutato ad essere più forte”. E più tranquillo anche? “Sicuramente prima che nascesse mia figlia ero diverso, ma già dopo il matrimonio il valore della famiglia era giù venuto fuori”. Calcio e…? “Viaggi, tanti. Ogni estate al mare e poi ci piace girare le città europee: Barcellona, Amsterdam, Parigi… Barça la più bella, girata tutta a piedi ce la siamo goduta davvero tanto”. E allora proviamo ad unire le tre passioni di Federico Carraro: famiglia+pallone+viaggi. Uguale… esperienza all’estero? “La farei se dovesse arrivare una proposta che mi possa far fare un’avventura nuova e aiutarmi a crescere, a conoscere altre culture…”.
Teramo presente, estero (chissà) il futuro, Firenze il passato. A tinte viola: “Ci ripenso eccome”, racconta Federico. Sempre sempre? “Eh, ogni volta che torno a Firenze, perché mia moglie è di lì, passo davanti allo stadio e tornano in mente ricordi bellissimi. La Fiorentina la guardo, la seguo, ci sono giocatori che conosco come Babacar… mi piace vederla. E’ stata un’esperienza formativa importante, sono arrivato che avevo 14 anni. E ho fatto tutto il settore giovanile, ho vissuto in convitto e poi da solo, ho studiato…”. Cosa? “Liceo sportivo, Dante Alighieri. E devo dire che quelli, i ricordi scolastici, sono i più belli che ho di Firenze oltre al calcio”. Amicizie? “Camporese sicuramente, è quella che è rimasta di più nel tempo. Usciamo insieme, lui ha una bambina e ne aspetta un’altra…”. Poi “Fatticcioni e Iemmello”. Che effetto fa? Tu in Lega Pro e lui in A con il Sassuolo? Ci speri di fare il doppio salto anche te? “Anche lui i primi anni ha trovato tante difficoltà, ha fatto bene a Foggia dove ha segnato tantissimo ed ha trovato l’ambiente ideale. Nei miei sogni è normale che ci sia ancora la speranza di arrivare in alto, ma i sogni rimangono tali e io devo pensare al Teramo e fare bene quest’anno per chiudere il campionato magari in zona playoff con un grande girone di ritorno”.
Nell’album dei ricordi di Federico Carraro, le pagine tinte di viola sono tante. E ci sono due capitoli a parte: “Cesare Prandelli” e “Sinisa Mihajlovic”. “Prandelli mi ha fatto esordire in Coppa Italia e in Serie A, mi ha lanciato più degli altri. Miha mi stimava, ma purtroppo la squadra viveva un momento difficile e non c’era molto spazio per i giovani…”, racconta Federico. Che ancora ricorda il Sinisa allenatore: “Duro, ma a volte anche dolce. Aveva una durezza simpatica, non so come dirlo… Mi diceva sempre che dovevo cercare di dare più intensità alle giocate, me lo ripeteva in continuazione. Ljajic? Erano serbi, si dicevano di tutto. Però sapevano prendersi e capirsi, non mi sorprende che il Torino adesso con loro due stia facendo così bene”. Adem tra l’altro era “uno di quelli che frequentavo di più, insieme a Babacar che sento ancora. Il più forte di tutti era Mutu senza dubbio, ma i consigli migliori me li hanno dati Natali e Montolivo”. E Prandelli: “Ero giovanissimo, avevo 17/18 anni quando mi ha fatto esordire. Cercava di seguirmi, di farmi migliorare. Ma, rispetto a Sinisa, era uno che non urlava mai”. Poi però qualcosa non ha funzionato, nella busta per risolvere la comproprietà con il Pavia la Fiorentina non mise nulla. Deluso? “Era normale fosse così, ovviamente mi dispiacque ma forse anche io dovevo fare di più”, ammette Federico. La voce poi torna decisa e serena, forse perché è appena tornato a casa. Un bacio a Giulia e una carezza a Ginevra, il mondo di Carraro è tutto qui. A Teramo, il suo presente. Ed un futuro ancora tutto da scrivere.