Lecce-Foggia sono sempre così. Distanti, quasi tre ore di macchina. Ma anche vicine, anzi appaiate in classifica, lassú in cima a 23 punti con tutte le altre a inseguire. Vicine perchè condividono lo stesso obiettivo nella stessa regione: una promozione in B che profuma di storia. Anche se il Salento e il Gargano sono due mondi praticamente diversi, i foggiani a Lecce si trovano benissimo. Vedere Pasquale Padalino per credere: l'allenatore giallorosso, foggiano doc, è stato capace di dare alla sua squadra un'identità ben precisa, che in Salento mancava da tanto tempo. Realtà simili ma anche tanto diverse nei loro interpreti. Basti pensare ai due uomini chiave: il primo è Franco Lepore, leccese purosangue e tifoso giallorosso. Il secondo è Antonio Junior Vacca, numero 5 del Foggia, nato e cresciuto tra Scampia e Secondigliano.
Lo sguardo della statua di Sant'Oronzo, patrono di Lecce, che domina l'omonima piazza, situata nel cuore della città. E poi uno stadio con le gradinate giallorosse. "Rosso come il cuore, giallo come il sole", cantano i tifosi al Via del Mare. Sulla pelle di Franco Lepore, 31 anni, c'è sia la piazza che lo stadio. Ma anche il sole, nella versione-tramonto tipica delle serate salentine. Il tatuaggio del numero 10 giallorosso dice tutto: nato a Lecce, calciatore e capitano del Lecce, con il Lecce nel cuore e... sulla spalla. Per tutta Lecce lui è semplicemente "Checco", il capitano. Non è capitano del Foggia Antonio Vacca, ma ne è sicuramente un leader. Di Napoli, ma figlio della città rossonera in cui abita da più di anno: ormai la sua seconda casa, tra una colazione al bar sotto di sempre e la voglia di vincere. Come Lepore, anche Vacca ha decisamente passione per i tatuaggi. Una ventina, forse più. "Ognuno ha quel che si merita". L'ultimo, in lingua inglese, in ordine di tempo.
Ma lui fa parlare il campo. "A Foggia sto giocando un altro sport" cosí Vacca a gennaio durante la conferenza stampa di presentazione. C'era De Zerbi in panchina, suo padre calcistico e fratello maggiore. Di routine le loro conversazioni su WhatsApp fino a tarda notte. Topic? Tattica, calcio vissuto e quello ancora da scrivere. Da scrivere come le didascalie della sua frequentatissima pagina Instagram, tra complimenti dei tifosi e migliaia di cuori di ragazze innamorate. Dei suoi tatuaggi, del suo modo di essere e anche della sua capigliatura che a Foggia è diventata un vero e proprio must. Alla sua seconda esperienza, invece Lepore, con la maglia giallorossa dopo la parentesi alla Nocerina: la prima nel 2009-2010, con De Canio in panchina: undici presenze e una rete, al suo esordio in Serie B contro l’Ancona, con una corsa sfrenata verso la curva dei suoi tifosi. Predestinato. Oggi Lepore è una pedina fondamentale di Pasquale Padalino, che nel suo 4-3-3 lo ha reinventato mezzala destra, dopo anni sull'esterno, di attacco o difesa. Veloce e preciso nel cross, il capitano garantisce tanta corsa, inserimenti e allo stesso tempo copertura in fase difensiva. Un esempio? Basta fare un passo indietro e guardare all'anno scorso: Lecce-Foggia 3-1. Il primo gol lo segna proprio lui, con una rete spettacolare che finisce sotto la traversa. Il secondo fu di Curiale: deviazione al volo su assist di… Lepore. E poi un’altra rete, sempre al Foggia, nella semifinale playoff d'andata, al Via del Mare: una bestia (rosso)nera. Anche quest'anno, complice l'infortunio di Pacilli, è stato schierato esterno d'attacco contro il Francavilla. Come sempre, niente male. Così, il dubbio sorge spontaneo: non sarà forse sprecato nel centrocampo a 3? Punti di vista, decide l'allenatore. Recuperato Pacilli, Padalino non ha infatti mai chiuso le porte a un nuovo impiego di Lepore sulla fascia, spiegando come tutto dipenda dalle caratteristiche degli avversari. Il prossimo lunedì sera ci sarà ancora il Foggia. Da esterno o interno poco importa, lui sa come si fa. Sempre con il Lecce nel cuore.
Sa esattamente dove giocherá Vacca. Lí in mezzo al campo con le chiavi del centrocampo di Stroppa in mano. Nel giorno di Halloween, Lecce-Foggia. E tra Lecce e Foggia altro che scherzetto. Sarà un dolcetto, di spettacolo.
A cura di Andrea Candelmo e Francesco Calvi