Estate movimentata quella di Marco Verratti, prima al passo d’addio con il Psg con il Barcellona sullo fondo e ora deciso e convinto di rimanere in Francia: “Sono stati mesi difficili. A un certo punto in Francia non era più importante scrivere la verità, ma quel che si voleva: sono uscite cose che non avevo mai detto e che mi hanno dato fastidio”.
Ha anche cambiato procuratore: “Con il mio ex agente – dichiara in un’intervista a La Stampa - eravamo e siamo ancora amici, ma ci sono state alcune cose che non mi sono andate bene e mi sono preso la responsabilità di questa scelta”.
Ora Verratti è contento di restare in Francia: “Mi sono confrontato con il club perché c' erano cose che non andavano o che io non avevano capito, e ora sono felice di far parte di un grande progetto, tra i più ambiziosi d' Europa. Champions? Con Neymar abbiamo qualche possibilità in più”.
Nello spogliatoio si iniziava a vociferare dell’arrivo di Neymar: “Me ne aveva parlato Dani Alves e, sinceramente, all' inizio ero scettico. Immagino non sia stato facile per lui, che giocava con dei grandissimi: Messi, Suarez. Ha scelto un grande progetto, che vuole portare una città intera ai vertici del calcio europeo: la Champions a Parigi. È la nostra grande sfida”.
Ora sta arrivando anche Mbappé: “Siamo tanti, ma per arrivare in fondo a tutte le competizioni avremo bisogno di tutti. Poi certo, uno tipo Draxler, che è tra i più bravi con cui abbia mai giocato, potrebbe partire dalla panchina. Vedremo”.
Verratti tornerà in Spagna dopo quel 6-1 contro il Barcellona: partita che lo ha segnato molto: “I giorni seguenti sono stati quasi un incubo: facevo fatica a capire che cosa mi fosse capitato. Ma da quella volta ho ancora più voglia di vincere. Del resto, il calcio, come la vita, è fatto di alti e bassi. E a volte serve molto di più una sbandata, che ti fa capire e imparare”.
Ora il nemico si chiama Spagna: “Quando penso a loro mi viene in mente un centrocampo che ha fatto la storia del calcio. Da piccolo mi piaceva tantissimo Xavi, uno che cambiava il Barcellona e la Nazionale. Verratti o Iniesta? Primo, non è bello fare paragoni. Secondo, Iniesta è Iniesta”.
Sul ruolo in Nazionale: “Non ho ancora capito dove vuole farmi giocare Ventura (ride ndr).Trequartista? “A Parigi spesso comincio metodista e finisco trequartista, c' è più libertà. In Nazionale ognuno ha i suoi compiti e deve rispettarli. Abbiamo provato tante cose. Da trequartista dovrei stare più vicino alla porta, ma di certo sarà importante saper tenere il pallone: se lo perdi, contro la Spagna, poi è difficile rivederlo”.