I primi (tanti) anni tinti di rossonero, crescendo accanto ai campioni del Milan e rubando segreti per diventare grande. Torino, Juve Stabia. Poi l'Empoli. E Maurizio Sarri che, prima di iniziare il suo ciclo a Napoli, aveva dimostrato di credere in un ragazzo che sa calciare con entrambi i piedi, capace di gol spettacolari e dotato di grande intelligenza tattica. Un incontro, quello con Sarri, molto importante per la crescita di Simone Verdi, che ora a Bologna, dopo un grande inizio di stagione che gli aveva regalato profumo di Nazionale, sta cercando di rientrare al meglio da un brutto infortunio. Il giocatore si è raccontato al Correre dello Sport partendo proprio da Sarri: "Mi prendeva da parte e mi diceva: Simone, le qualità le hai, è chiaro che lei hai. Ma devi convincerti tu. Mi ripeteva: Simone, solo se ti convinci di quello che puoi fare, con il tuo talento, allora arriverai in una grande squadra. Io annuivo, sì mister, gli dicevo. Con Sarri sono stato ad Empoli, mi ha insegnato tanto, è il mio maestro. So quanto gli devo. No, non ci sentiamo, niente messaggini o quelle cose lì, lui è un po’ orso, anche all’andata, al San Paolo, non ci siamo nemmeno incrociati. Lui mi ha fatto capire chi sono. C’è affetto, sembra burbero ma non lo è, in realtà è un buono. Io quanto valgo? Non lo so, sinceramente".
A Bologna Simone ha trovato il posto giusto dove consacrarsi definitivamente: "Io sono un ragazzo semplice, un professionista che vuole crescere, un calciatore che a ventiquattro anni ha trovato qui a Bologna il posto ideale. Sono stato 85 giorni fermo, ma ne sono uscito più forte di prima, a livello mentale. Ma ho affrontato tutto con grande serenità. Pronto per il Napoli? I novanta minuti non li ho, ma deciderà il mister".
Prima il Napoli, poi lancette dei ricordi indietro. Perché mercoledì al Dall'Ara arriva il Milan per il recupero della 18a giornata, slittata per via della Supercoppa Italia. Verdi non può che ricordare con emozioni quegli undici anni tinti di rossonero: "Partita che dal punto di vista sentimentale mi coinvolge parecchio. Sono stato lì undici anni, ho bellissimi ricordi. Ho visto il mio idolo da vicino, Sheva, nel giorno in cui ha esibito il Pallone d’Oro a San Siro. Facevo il raccattapalle, venne a un metro da me, sotto la curva e alzò il trofeo. (Gli si illuminano gli occhi, se la ride al ricordo). Sarebbe bastato un niente e zac, potevo prendergli il Pallone d’Oro... Per noi è una grande occasione, le affrontiamo al Dall’Ara, davanti alla nostra gente. Sono partite che vedono tutti, serate che ti possono aprire tante porte. Il ct Ventura stava per convocarmi prima dell'infortunio. Al momento pensi: è un treno che può passare una sola volta nella vita. Però io credo di no, credo di avere la possibilità di conquistarmi la nazionale, ma devo fare bene qui a Bologna".