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Data: 19/06/2018 -

Ventura: "Delegittimato, dovevo dimettermi. Io pungiball di tutta Italia"

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La ferita Mondiale sanguina ancora e brucia ogni volta che si assiste ad una partita in tv o si parla di un torneo che purtroppo vede l'Italia fuori dai giochi ancor prima di essere cominciato. Sensazioni condivise da tutti i tifosi azzurri e appassionati di calcio italiani, ma anche dall'ex Ct Gian Piero Ventura che, intervistato su La Gazzetta dello Sport è tornato sulle vicende che hanno portato all'esclusione della Nazionale quattro volte Campione del Mondo da Russia 2018.

"Eppure il progetto stava andando bene - ammette Ventura - perché stavo svecchiando la Nazionale più anziana degli ultimi 50 anni. Ho fatto esordire 14 giocatori nuovi, stavo inserendo i giovani che avrei portato anche al Mondiale. Russia 2018 sarebbe stato il trampolino per Euro 2020, dove saremmo stati tra i favoriti". L'inizio della fine, per l'ex Ct, coincide con la sconfitta di Madrid con la Spagna: "Venivamo da 7 vittorie e 2 pareggi, i tifosi ci appoggiavano. Ma dopo Madrid cominciò una demolizione senza precedenti, un delitto premeditato mai visto. Da allora fui delegittimato di continuo, individuato come l'unico colpevole. Da allenatore dell'Italia - si sfoga Ventura - diventai un pungiball. Avrei dovuto dimettermi, invece restai perché ero attaccato alla Nazionale e sentivo che ce l'avremmo fatta".

Dalla Spagna alla Svezia, Ventura svela alcuni retroscena del doppio confronto che è costato l'esclusione all'Italia: "Insigne poco impiegato? Ho valutato l'atteggiamento tattico della Svezia". Mentre sull'episodio che vide coinvolto De Rossi, che in panchina a San Siro fu inquadrato mentre auspicava che fosse Insigne a riscaldarsi e non lui, Ventura rivela: "Non avevo dato disposizioni perché entrasse De Rossi, anche questo episodio è stato usato per scaricarmi addosso di tutto". Su Balotelli, Ventura ammette: "Avevo un'Italia in testa per i Mondiali e lui ne avrebbe fatto parte. Contro Argentina e Inghilterra l'avrei chiamato. Sono incazzato nero - conclude Ventura - e ho dentro un rammarico gigantesco verso i tifosi, che continuo a provare giorno e notte. Ma non sono abbattuto, né depresso: sono carico e voglio tornare ad allenare. Ho ascoltato troppe bugie, per me parlano 35 anni di calcio. Da maestro sono passato 'mangia bambini', quando è troppo è troppo".

L'INTERVISTA INTEGRALE IN EDICOLA SU LA GAZZETTA DELLO SPORT




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