Avversari, colleghi, amici e... fratelli. Una vita nel calcio per gli Inzaghi, che attraversano un momento felice della nuova carriera da allenatori. Qualche ruga in più e la lontananza non ha cambiato l'abitudine di condividere tutto ciò che riguarda la loro vita e la loro professione: gioie e dolori, trionfi e sconfitte. A descrivere il loro rapporto speciale ci ha pensato Filippo attraverso le pagine del Corriere dello Sport:
"Avevo il telefono in mano, ogni cinque minuti durante il riscaldamento del Venezia, lo guardavo per vedere cosa stava facendo Simone con la Lazio" - racconta "Super Pippo" - "Ho dato una sbirciatina anche nell’intervallo. La prima cosa è pensare alla mia squadra, ma sapere che Simone stava vincendo mi ha rasserenato. Conosco la sua lazialità, la maniacalità che mette nel lavoro, so quanto ci tiene alla partita e poi questa l’aveva studiata bene. Il Pescara aveva giocato bene con il Napoli che fa 4-3-3- Ha scelto di cambiare e di giocare in quel modo. Queste sono cose da allenatore navigato, sono molto contento per lui. Abbiamo un legame straordinario, grazie alla nostra famiglia. Viviamo uno per l’altro, non è che se guardo cosa fa mio fratello mi distraggo. Se so che va bene, mi rilasso e mi carico. Facciamo questo mestiere con grande passione, i risultati premiano il lavoro e il rapporto con lo staff".
Spesso in casa Inzaghi ci sono scambi di vedute tattiche: "Sì, sì, succede molto spesso. Io mi fido ciecamente di Simone, per lui è la stessa cosa nei miei confronti. Io conosco di più i suoi giocatori, lui meno i miei. Spesso ci confrontiamo sul sistema di gioco, su quali sono state le sue esperienze in partita, oppure sui calci piazzati". Il rapporto speciale tra i fratelli Inzaghi ha radici profonede: "In tutte le foto da piccoli, ci sono io che abbraccio Simone, lo tengo in protezione. Sono il fratello maggiore, lo difendevo e se non lo facevano giocare perché era piccolo, non giocavo io sino a quando non ci accontentavano. E’ un rapporto ombelicale, molto stretto. Lo stesso con i miei nipoti e con la sua compagna Gaia. Simone mi ha regalato due nipoti stupendi. Ha fatto tutto prima di me".
Se Filippo è diventato allenatore parte del merito va a Simone: "Le sue parole sono state importanti nella mia scelta quando era il momento di decidere, a 39 anni mi sentivo ancora di giocare e di poter dare, ma non potevo più stare al Milan. Sino a metà agosto ho aspettato per capire se potevo allenare gli Allievi. Simone mi ha detto: 'Guarda che allenare le giovanili è bellissimo, è bello come giocare, hai finito a 39 anni, facendo gol all’ultima palla che hai toccato, è giusto smettere da grande'. Ha avuto ragione, mi sono convinto, non aveva senso indossare altre maglie. Allenare porta stress, è molto bello e gratificante, sono stati bellissimi i due anni con i ragazzi, la vittoria nel torneo di Viareggio la porterò sempre nel cuore. I ragazzi erano come miei figli, si sarebbero buttati nel fuoco".
L'avventura a Venezia è cominciata nel migliore dei modi: "Sono convinto di tirar fuori il massimo da un giocatore se mi lasciano lavorare in pace. Ecco perché ho sposato il progetto del Venezia. Ora sono felice per il presidente che non conoscevo e sono felice di lavorare con Giorgio Perinetti, era una garanzia in questo mondo difficile. Sono felice, non per il primo posto perché è troppo presto dopo cinque giornate. Non tanti ricordano che siamo una neopromosse e abbiamo cambiato quasi venti giocatori". Inzaghi junior, invece, ha saputo di tornare alla Lazio con un un po' di ritardo: "Eravamo a Formentera insieme, nel suo cuore ha sempre avuto la speranza di restare, ma anche Salerno lo gratificava, sarebbe andato volentieri. Non l’ho mai visto sofferente, era abbastanza rilassato, non sarebbe rimasto senza panchina. Adora la Lazio e questo era il suo sogno. La Lazio, per tanti motivi, aveva cercato un nome importante, ma Lotito e Tare stravedono per lui".
Derby in panchina? Agli Inzaghi è già capitato: "Una volta, al torneo di Arco di Trento con gli Allievi, ha vinto Simone 2-0, doppietta di Tounkara, non gliela perdono. Incontrarsi in serie A sarebbe bello per tutti e due. Ma il destino ci ha già dato tanto. Insieme in panchina? Una volta ci ho pensato, facciamo una conferenza stampa a testa, una volta io e una lui, così siamo a posto. Ma no. Simone è troppo più bravo di me, io dovrei fare il secondo. Milan-Lazio? Sara una partita equilibrata, aperta, perché vengono da due successi. E’ difficile per me parlarne, capirete. I primi due risultati che chiedo, quando rientro negli spogliatoi, sono sempre quelli di Lazio e Milan. Spero sia una bella partita, me la godrò in tv da Venezia, domani ho la doppia seduta di allenamento, non potrò essere a San Siro. Mando un saluto a tutti. Dove arriverà la Lazio? Io penso e spero in Europa League".