Coppa Italia e serie B, Pippo Inzaghi si prende la sua rivincita. La grande occasione, la panchina del Milan, non è andata come l'ex bomber si aspettava e così la decisione: si riparte dal basso. Risultato? Due trofei in bacheca. "Un’enorme felicità. Vivo per questo" - si legge nelle pagine de La Gazzetta dello sport - "Il mestiere dell’allenatore è più difficile di quello del giocatore, ma poi i successi te li godi di più. E l’ultima vittoria è sempre quella più bella".
Il suo ricordo di Atalanta-Juventus parte del 23 maggio 1997: "Lontano ma bellissimo. Quella di oggi è una sfida molto interessante dal punto di vista tattico: il 3-4-1-2 di Gasperini è difficile da affrontare, ci sono buoni palleggiatori, esterni fortissimi. Kessie è eccezionale. Ma la Juve non molla mai, anche se magari penserà un po’ alla Champions. Guarderò sicuramente la partita. La Juve è ormai campione, ma non ho mai avuto dubbi. L’Atalanta deve ancora lottare, ma spero che conquisti l’Europa insieme a Lazio e Milan. Champions alla Juve? La società è solida, squadra fortissima, giocatori eccezionali: con queste basi prima o poi il momento giusto arriva. Allegri è stato bravissimo a trovare la formula ideale e a far sacrificare tutti. Le confesso una cosa: Al Venezia ho mostrato i filmati del lavoro di Mandzukic e della compattezza della Juve in fase difensiva. Non è un caso se abbiamo preso solo 9 gol in trasferta, primato europeo. I lavorare come il croato? Non avrei potuto farlo, non avevo il fisico. Però avevo altre qualità...".
Il passato non ha inciso: "Senza pensare al passato. Al Milan ho avuto molte difficoltà, ma non ho mai perso forza e convinzioni. Conosciamo le problematiche che ci sono lì, nessuno in questi anni ha fatto meglio pur spendendo cento milioni o con rose superiori alla mia. Io sapevo che se mi avessero dato la possibilità di lavorare bene avrei potuto incidere, anche grazie al mio staff. E sono contento di averlo dimostrato. Non mi interessava la categoria. Penso di essere una persona onesta, appassionata, preparata, informata. Lavoro venti ore al giorno per dare ai miei giocatori le informazioni giuste. Soddisfazione più grande? La gioia dei miei giocatori. E la sensazione di avergli trasmesso quanto sia bello vincere. Dopo la promozione in B nello spogliatoio dissi che se qualcuno era logoro e non se la sentiva di dare il massimo per la Coppa Italia l’avrei perdonato. Beh, non ha mollato nessuno, hanno capito che non succede ogni anno di vincere o giocare finali. Ed è stato bellissimo. Tra vent’anni si ricorderanno di quello che hanno fatto, perché vincere non è mai facile, a prescindere dalla categoria, e ci siamo riusciti con numeri da record".
Rivincita, dicevamo... "No, io sono un allenatore giovane e felice. Nulla mi toglie il sorriso. Sono una persona fortunata e di questo ringrazio ogni mattina: è il primo pensiero della mia giornata insieme alla famiglia. Il calcio è la mia vita, ma è solo un gioco, meglio non dimenticarlo mai". Messaggi speciali su Whatsapp: "Da Galliani, Andrea Agnelli, Paratici, Gandini, Tare. Poi Ancelotti e Cannavaro ha creato una chat di gruppo per noi campioni del mondo del 2006. Lì mi hanno scritto tutti". SuperPippo idolo dei suoi giocatori, ma niente sconti: "All’inizio sì, alcuni di loro venivano a vedermi a San Siro. Io ho cercato solo di fare il mio lavoro con onestà e passione: se un allenatore è credibile, i giocatori lo seguono a prescindere dai gol che ha eventualmente segnato anni prima. Li ho fatti mangiare riso in bianco, bresaola e petto di pollo. Ma io e lo staff mangiamo come la squadra: le regole valgono per tutti. Insisto molto sull’alimentazione. Quando torniamo dalle trasferte nessun panino nei sacchetti: ci fermiamo al ristorante e mangiamo come atleti. Sono un martello, è vero".
Futuro: "Ho un contratto per un altro anno e mi trovo benissimo con Tacopina e Perinetti. È giusto però incontrarsi per vedere se coincidono le ambizioni. Ma credo di sì. Io voglio continuare a vincere e loro finora hanno fatto miracoli". Sul Milan cinese: "È finita un’epoca. Tutte quelle vittorie sono nel nostro cuore. Spero che la nuova proprietà riporti il Milan in alto e soprattutto in Champions". Il pensiero di Inzaghi sulle cifre del calcio moderno: "A me non piacciono gli allenatori che si credono fenomeni. Il tecnico deve avere la fortuna di avere alle spalle una società solida e nello spogliatoio giocatori bravi e umili: solo così potrà incidere. Rinnovo Donnarumma e 100 milioni per Belotti? Sì, è un po’ eccessivo, ma è normale: una volta c’erano tanti campioni, adesso meno e le quotazioni si alzano. Spero che certe cifre non condizionino i ragazzi, ma Donnarumma e Belotti hanno la faccia pulita: se la caveranno alla grande".
Tra un mese saranno dieci anni esatti dalla finale di Atene: "Dopo la doppietta al Liverpool non dormii per dieci notti. Sono stati anni stupendi, ricchi di soddisfazione. È cambiata la mia vita, ma non sono cambiate le emozioni. E non cambia la voglia, dopo ogni vittoria, di alzarmi presto al mattino e andare a leggere i giornali, cosa scrivete di me e della mia squadra".