Il Messico senza frontiere: un tema ricorrente degli ultimi mesi, tanto caldo da sfociare dal lato sociale a quello sportivo. E c’è molto di tutto ciò anche nel cammino della nazionale messicana al Mondiale, una squadra che non vuole conoscere né frontiere né confini, ma sognare in grande per scrivere la storia del proprio Paese.
Nei giorni scorsi aveva toccato il tema delle barriere con gli Stati Uniti Miguel Layún, postando sul proprio profilo la foto di un bambino in lacrime aggrappato a una rete, per denunciare il contesto sociale che sta vivendo il Messico.
Il messaggio invece l’ha lanciato sul campo Carlos Vela, uno che gli Stati Uniti li ha nel proprio destino. Ha segnato il gol più pesante, quello della consacrazione della squadra dopo il grande trionfo della Germania, forse il più pesante della storia del Tricolor. Il rigore che ha sbloccato la partita contro la Corea del Sud è il simbolo del riscatto di questa nazionale, sempre capace di rovinare tutto nei momenti più facili nel corso della sua storia mondiale.
Carlos Vela è il punto di raccordo in questa situazione. Ha scelto gli USA rinunciando alla sua carriera in Liga, lì dove stava diventando una delle stelle messicane del calcio europeo. Non facile scommettere così sulla propria carriera, soprattutto se in passato sei stato uno dei pupilli di Arsène Wenger, che parlava di lui come un probabile talento di fama mondiale. Ma il trasferimento negli States, stando alle sue parole è stato una scelta di vita, non economica. “È uno dei Paesi in cui ho sempre voluto vivere, sapevo che prima o poi ci sarei andato. Mi piace la loro maniera di vivere” .
Una frase, poche parole per rompere simbolicamente tutto ciò che attualmente divide questi due Paesi in conflitto tra loro. Un gol, semplice, su rigore, per fare in modo che tra il Messico e il suo sogno Mondiale non ci sia più alcuna barriera.