Varese. 28 luglio 2015. Fa molto caldo. Due amici (più uno) si trovano in un bar. “Buonasera, desidera?”. “Sì grazie, due aperitivi e una squadra di calcio”. Una squadra di calcio? Sì, fa un po’ sorridere, ma il nuovo Varese è nato più o meno così. Riavvolgiamo il nastro: dopo la retrocessione dalla B e il fallimento, in qualche modo si doveva ripartire. Serie D o Eccellenza, sempre di dilettanti si sarebbe trattato. Il sindaco Attilio Fontana a luglio ha preso in mano la situazione, con la missione di ricostruire la società dalle fondamenta. “A fine mese – ci ha detto lo stesso Fontana – ci sono stati molti concitati e drammatici momenti. Tutti gli incontri erano andati male, per un motivo o per un altro. Ero già pronto a dire alla stampa che il Varese non ci sarebbe più stato”. Insomma, un caos che lasciava presagire il peggio: Varese non avrebbe più avuto una squadra. Da qui in poi, sembra una storia scritta apposta per un gran finale. Sì, perché quella sera Fontana andò a prendere l’aperitivo con un consigliere fidato della sua giunta, Piero Galparoli. Seduti al tavolo del bar, Galparoli gli chiese se col Varese fosse tutto ok. Fontana rispose di no, ormai non c’erano più speranze.
E lì si accese la lampadina nella testa di Galparoli: “Gli dissi – ci ha raccontato Galparoli, ora vicepresidente - che non poteva essere vero, piuttosto mi sarei messo in gioco io”. Il destino volle che allo stesso bar ci fosse anche Gabriele Ciavarrella (ora presidente del Varese), fondatore e proprietario del gruppo “Life”. “Era un amico comune, anche se non lo conoscevo bene, – riprende Galparoli -e Fontana quasi scherzando gli disse di mettere 50mila euro per fare lo sponsor. Lui ne fu entusiasta e accettò quasi senza pensarci: abbiamo costruito la società assieme”. E fu così che tre amici al bar fecero rinascere il Varese, con il nome di Varese Calcio. La sera fu un turbinio di telefonate a destra e a manca: prima di sera il nuovo Varese poteva contare su 150mila-200mila euro per ripartire dall’Eccellenza. Un miracolo in piena regola, che però fu solo l’inizio di una splendida avventura che continua ancora oggi. Con la forza delle idee e la faccia pulita, il nuovo Varese cominciò a convincere tutti. Portando anche innovazione nel mondo del calcio. “C’è un progetto – riprende Galparoli - che coinvolge tutte le anime della città. Tifosi, imprenditori, istituzioni: tutti ne fanno parte. Ora c’è un ambiente nuovo, un’aria diversa e un entusiasmo mai visto prima. Abbiamo 1500 abbonati e in trasferta ci seguono dai 600 ai 1000 tifosi”. Il progetto è ambizioso e si chiama “Visioni Reali”, creato dagli stessi Galparoli e Ciavarrella. È stata creata un’associazione dei tifosi del Varese, e un consorzio – novità assoluta nel calcio – per aiutare la società. La gente di Varese si sente realmente partecipe nella vita della propria squadra del cuore, e l’atmosfera che si respira attorno al Franco Ossola è da Serie A. C’è anche un nuovo centro sportivo e un progetto di ristrutturazione dello stadio. E nella novità, è rimasto un unico tocco del vecchio Varese. Michele Marocco – responsabile della comunicazione - è l’unico “superstite” in società: “Il Varese – ci ha rivelato – è un qualcosa di speciale che da sempre fa parte di me. L’entusiasmo che è riuscito a creare questa società è pari a quello del Varese che dopo 25 anni aveva ritrovato la B. Sono certo che verranno fatte grandi cose”.
In ogni caso, per una società che è ripartita dall’Eccellenza, già ora sono stati tagliati traguardi eccezionali. Così come quelli della squadra, completamente fuori categoria nel secondo campionato dilettantistico. Merito anche dell’allenatore: Giuliano Melosi, un passato – fra le altre – nel Chievo di Malesani e di un Rolando Maran quasi alla fine della carriera da calciatore. Dopo 21 giornate il Varese ha 57 punti (le ha vinte tutte, tranne tre pareggi) e sulla seconda ha un distacco di ben 18 lunghezze. 58 gol fatti e solo 12 incassati. Fantascienza. Ma che fa capire che il nuovo Varese è sulla strada giusta per tornare grande. Anche perché dalla sua ha un bomber come Carmine Marrazzo, autore finora di ben 24 gol. Meglio di Higuain, con le dovute proporzioni. Dopo una carriera da girovago, Marrazzo sta vivendo una seconda giovinezza, come trascinatore di un gruppo fuori categoria. “Avevo voglia di calcio vero, in una piazza vera – ci dice -: per questo ho scelto Varese. E ho avuto ragione: io il sabato pomeriggio vedo la Serie B e in pochi stadi vedo un calore superiore al nostro”. L’Higuain del Varese non si vuole fermare qui, anche se il Pipita resta di un’altra categoria: “Ovvio che sia più forte lui – dice ridendo Marrazzo -, ma io ho una cosa a mio favore: segno nelle partite che contano. E non è finita qui: “Io e il mio compagno Capelloni ogni domenica andiamo a fare colazione al bar e apriamo il giornale per vedere gli spettatori della Lega Pro e li confrontiamo con i nostri: poche piazze reggono il paragone”. È incredibile cosa possa succedere in un bar…
a cura di Luca Mastrorilli(foto varesesport.com)