Massimo Busacca è stato uno degli arbitri più importanti degli ultimi anni e oggi svolge il ruolo di dirigente. Per questo il suo parere su un argomento destinato a far discutere molto, la moviola in campo o VAR che dir si voglia, è molto interessante. Ne ha parlato alla Gazzetta dello Sport: «La Var non è la tecnologia sul gol fantasma, non è un bip: è sempre l’uomo che ha l’ultima parola. E quindi può sbagliare, come un grande attaccante può fallire a porta vuota. Sarà quasi più importante per un’altra cosa: come arma di dissuasione. Non avremo più falli “nascosti” e comportamenti disonesti, perché il video li smaschererà subito». Un primo assaggio lo si è avuto al Mondiale per club in Giappone: «I test servono per sbagliare, ma alla fine il risultato è stato giusto ed è questo che conta. Commetteremo errori per poi sbagliare il meno possibile quando andremo a regime. Se invece, alla fine dei test, tutti diranno c he “questo non è calcio”, allora sarà il caso di non proseguire. Ma prima dobbiamo capire».
«Se qualcuno pensa che non ci saranno più errori, non ha capito. La moviola deve servire per gli errori gravi, diciamo anche clamorosi: un grande arbitro, al
monitor, non può non vederli, e non può aver bisogno di cinque video a
partita, altrimenti ha sbagliato mestiere. Oltretutto per il protocollo i
casi sono solo quattro: gol, rigore, espulsione e scambio d'identità. Le volte in cui la VAR dovrà essere applicata dovranno essere poche, pochissime. L’investimento va fatto ancora sulla
formazione, solo il 20% alla tecnologia. Sennò saremo portati a non
prepararci più, tanto penseremo che il computer ci toglierà dai guai. E
sarà finita. I tempi di applicazione? Ci vogliono 7 secondi per telecamera e, se i primi due replay non
basteranno, arriveremo a 21. Mettiamo anche 25. Ci si dimentica che il
tempo reale di una partita è 57 minuti su 90, se va bene. Anche per
proteste eccetera. Ebbene, perderemo forse 25 secondi e guadagneremo 2
minuti. Un falso problema. Bene
poi che gli arbitri video, che devono essere grandi arbitri, stiano
fuori: il tifo potrebbe influenzarli. Ma devono essere in clima partita,
in tuta, non in giacca e cravatta: devono “vivere” il match come
fossero lì, come arbitri di porta con un video. «La VAR a Russia 2018? Stiamo
lavorando per questo. E dovremo intensificare: meno amichevoli, perché
lì il cuore non batte forte, e più gare ufficiali. Con decisioni
influenti sulla partita».